Allontanato dalla famiglia, tenta di uccidersi

27 Maggio 2010

Salvato un ragazzo di 16 anni coinvolto in una vicenda di pedofilia

MOSCIANO. Un ragazzo di 16 anni ha tentato di togliersi la vita quando ha saputo dall'assistente sociale che, per decisione del tribunale per i minorenni dell'Aquila, non sarebbe tornato a casa e che - anzi - lui e la sorella 13enne, affidati da due anni a una zia, sarebbero addirittura stati assegnati a due istituti differenti.  Il fatto è accaduto qualche giorno fa a Mosciano, dove fortunatamente il ragazzo, che minacciava di buttarsi da alcuni metri di altezza, è stato dissuaso dal folle gesto grazie all'intervento di un vigile urbano e dell'assistente sociale del Comune.

A raccontare la triste vicenda è Danilo Consorti, l'avvocato della famiglia a cui la magistratura minorile ha strappato due anni fa i figli. Questi avrebbero subito molestie sessuali da parte dei vicini di casa, moglie e marito, e di uno zio, per i quali è fissata l'udienza preliminare il prossimo 9 giugno al tribunale di Teramo.  Sono stati proprio i due genitori - dai quali i due figli più grandi (ne hanno quattro) sono stati allontanati - a raccontare la triste vicenda al loro legale di fiducia. ‹‹Con questo provvedimento i due ragazzi percepiscono uno stato di carcerazione assoluto››, commenta l'avvocato. ‹‹Speriamo ora nel ripensamento del giudice minorile anche alla luce del fatto che il curatore speciale nominato a tutela del fratello e della sorellina aveva acconsentito a che i due tornassero a casa.

Faremo il possibile perché mamma e papà si ricongiungano ai figli, che sono stati privati per tanto tempo dell'affetto e delle attenzioni naturali dei genitori››.  Sembra che a muovere il giudice in direzione opposta rispetto a quella auspicata dai minori e dalla famiglia, sia stata la relazione di un'assistente sociale. Quella relazione però, sostiene il legale della famiglia, è distante dagli accertamenti del curatore speciale e dai fatti. L'intera vicenda risale a due anni fa quando i minorenni, che all'epoca avevano 14 e 11 anni, secondo gli inquirenti subirono le attenzioni morbose dei due vicini di casa e dello zio.

I servizi sociali rimisero una relazione dettagliata che spinse il tribunale dell'Aquila alla temporanea sospensione della patria potestà. I genitori vennero infatti coinvolti nell'inchiesta e furono ritenuti responsabili. I ragazzini vennero così affidati alla zia.  Nel frattempo, gli accertamenti investigativi hanno accertato la completa estraneità dei genitori ai fatti contestati di molestie sessuali su minori. Ma il giudice è stato di parere contrario al reintegro in famiglia dei due ragazzi, che addirittura sono stati separati ed assegnati a due diversi istituti di assistenza per minori.  Quando la cattiva notizia è giunta al sedicenne questo ha tentato il suicidio, fortunatamente sventato.

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