Atri sotterranea, un gioiello

Viaggio nelle ex scuderie ducali e cisterne romane

ATRI. Nelle quattro giornate dell'Atri Reportage Festival, tra convegni, proiezioni, spettacoli, premiazioni e presentazioni di libri, i partecipanti alla manifestazione sono andati anche alla scoperta della città sotterranea. Come già l'anno scorso, anche la seconda edizione della kermesse promossa dal Comune e dedicata al giornalismo d'inchiesta, diretta dal reporter Toni Capuozzo (familiare alla platea televisiva per il programma Mediaset "Terra!"), ha ambientato la metà delle sue mostre nei sotterranei del centro storico atriano. Ambienti ipogei che testimoniano la fase romana di una città che affonda però le sue radici già in epoca preromana, tra il VII e il V secolo avanti Cristo.

LE MOSTRE. La rassegna, che si è conclusa ieri, ha riservato ampio spazio al fotogiornalismo, con ben 15 mostre, dislocate tra viale Gran Sasso, museo archeologico, Cisterna romana, palazzo dei duchi d'Acquaviva. Mostre che resteranno aperte sino al 29 agosto (info 800-630955, 340-4613027, 085-87721). Sei di esse sono allestite nei sotterranei del palazzo ducale. Si tratta di: "Gesti dell'anima" di Marco Anelli; "Panigiria" di John Demos; "All'Est dell'Est" di Klavdij Sluban, "Haiti 2010" di Larry Towell, Bruce Gilden, Paolo Pellegrin e Peter van Agtmael; "Krusha e Madhe. Un villaggio dalla fine della guerra all'indipendenza" di Ivo Sagliett; "Temporaneamente. Casilino 900" di Alessandro Imbriaco. La Cisterna romana, nel sottosuolo del chiostro della cattedrale, ospita invece l'esposizione "L'istante decisivo. Fermare la velocità", fotografie dall'archivio di Getty Images.

PALAZZO DUCALE. Agli ambienti sotterranei del palazzo ducale si accede per una gradinata posta subito dopo il portone d'ingresso, a destra, prima di giungere al chiostro. Gradinata sormontata da un affresco del Seicento raffigurante una Natività, restaurato per iniziativa del Comune e del Lions Club nel 2005, anno in cui è stato anche ultimato il recupero dell'ipogeo, con il contributo della Fondazione Tercas. Completo il restauro dei primi due cameroni, che ospitarono le scuderie ducali, mentre gli ambienti successivi, ex cisterne romane, poi nel medioevo prigioni e stanze di tortura, nonché discarica e servizi igienici (in un angolo un'inequivocabile seduta con un foro e uno scolo), sono stati lasciati in parte grezzi, facendone un percorso suggestivo per le mostre, proprio per il contrasto tra la pietra scabra, con tracce di intonaco romano, e l'esattezza geometrica degli allestimenti. Nella parte completamente restaurata, vale a dire le ex scuderie, la prima stanza conserva, oltre alle volte a crociera, anche la pavimentazione originale in pendenza, con i ciottoli incorniciati dai mattoncini. Sulle pareti alcuni resti lapidei, con i gigli angioini, simbolo di una delle tante casate che si succedettero nel dominio di Atri.

LA STORIA. Caduto l'impero romano e subite le incursioni dei barbari l'antica Hatria - che in età romana fu centro di grande importanza, tanto che secondo alcuni ha dato il nome al mare Adriatico - passò infatti, come la vicina Teramo, nel ducato di Spoleto sotto i Longobardi, e poi ai Franchi, ai Normanni, al Papato, agli Svevi, ai D'Angiò e infine agli Acquaviva, che estesero la loro signoria (con 19 duchi e alterne fortune) sino al XVIII secolo, quando la città passò ai Borbone. Proprio gli Acquaviva, con il duca Antonio, fecero edificare il palazzo nel Trecento, su resti romani di cisterne e piscine, un esteso e complesso sistema termale del III-II secolo avanti Cristo. In particolare, una delle sale sotterranee aperte al pubblico, con la volta a botte e un'apertura murata su di essa, fa pensare proprio a una cisterna, rifornimento d'acqua per le vicine terme.

LA CISTERNA. Un altro grosso invaso, sempre di età repubblicana, si trova anche in un altro punto della città, sotto il chiostro medioevale della cattedrale di Santa Maria Assunta, la grandiosa basilica costruita nel XIII secolo su una chiesa preesistente, a sua volta sorta su terme romane. Si tratta della Cisterna, altro importante sito della Atri underground, anch'essa chiamata a nuova vita come sede di mostre. Un ambiente ben conservato (largo circa 24 metri e lungo 26), con massicci pilastri e volte in pietra, che conserva anche tracce di affreschi di tema religioso, realizzati da artisti locali fra Trecento e Quattrocento.

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