Bontempi, il futuro è in una cooperativa di 25 lavoratori

Martinsicuro, l’azienda chiude ma il capannone va in affitto I sindacati perplessi: «Operazione che non dà garanzie»

MARTINSICURO. Bontempi, la parola fine sarà scritta il 7 gennaio, quando l’azienda presenterà richiesta di concordato preventivo liquidatorio al tribunale di Macerata. Ma l’impresa che produce giocattoli potrebbe risorgere dalle sue ceneri.

Di questo si è discusso giovedì pomeriggio in municipio in una riunione, richiesta dai sindacati, con il sindaco Paolo Camaioni, i suoi assessori e i consiglieri Olivo De Cesaris e Simona Antonini. Presente Cristina Ficozzi presidente dell’azienda e i sindacalisti. Il futuro della Bontempi allo stato attuale è tutto in un’operazione che è già partita da qualche giorno. Un paio di giorni fa è stata costituita una società commerciale che si propone di ottenere in affitto dal tribunale lo storico marchio per commercializzare ancora giocattoli con il marchio Bontempi. La società commerciale si servirebbe, in parte, ci una società cooperativa che hanno costituito alcuni quadri della Bontempi che hanno richiamato al lavoro solo 25-30 lavoratori. La cooperativa si propone di prendere in affitto il capannone di Martinsicuro e produrre giocattoli, ma non quelli elettronici, quindi non la famosa pianola. Da quanto è dato sapere le due società sarebbero legate da un filo molto sottile, che la società commerciale potrebbe recidere senza troppi problemi. Ma i dettagli non si conoscono: l’operazione è passata sopra le teste di istituzioni e sindacati.

«Noi abbiamo sempre detto che qualsiasi soluzione deve essere prima concordata nel tavolo istituzionale», esordisce Giovanni Timoteo, segretario della Filctem Cgil, «I responsabili di stabilimento hanno avuto questa iniziativa. Noi abbiamo ribadito che non è possibile: se ci sono iniziative non possono che palesarsi su tavolo istituzionale. Il marchio Bontempi non può essere scisso in uno “spezzatino” dall'attività industriale. Ogni altra soluzione non garantisce i lavoratori. Chiederemo un incontro al giudice». «Speriamo», aggiunge Giampiero Daniele della Femca Cisl, «che ci siano imprenditori che vogliano prendere il marchio e rilanciarlo. La nascita di una commerciale e una cooperativa con a capo i dirigenti suscita molte perplessità. Non c'è rilancio del marchio nè tutela dell'occupazione. Un'idea che non ha alcuna concretezza, la coop nasce con problemi a livello finanziario, presuppone l’uso di macchinari vecchi, con un prodotto povero senza elettronica: potrebbe avere vita molto breve. Invece lo stesso soggetto deve fare commercializzazione e produzione. La rabbia fra i lavoratori è tanta, anche perchè c’è chi è stato chiamato e chi no. In più la cassa integrazione, con il concordato, non sappiamo quanto tempo andrà avanti».

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