Cecchi Paone chiede scusa alla Asl ed evita il processo
Era imputato per diffamazione dopo le accuse in una trasmissione tv nei giorni dell’emergenza Covid. Il giornalista scrive al dg Di Giosia: «Fraintendimento dal quale mi dissocio e me ne rammarico»
TERAMO. Il giornalista Cecchi Paone chiede scusa alla Asl ed evita il processo. Il caso era finito alla ribalta della cronaca nazionale nei giorni più difficili dell’emergenza Covid. In quell’occasione, durante una trasmissione televisiva nazionale del novembre 2020, c’era stato un acceso scontro verbale sull’allora gestione della pandemia tra il giornalista Alessandro Cecchi Paone e il direttore sanitario dell’Asl Maurizio Brucchi. L’azienda sanitaria aveva denunciato Cecchi Paone per diffamazione, ma non ci sarà nessun processo dopo le scuse del giornalista.
Dopo la denuncia della Asl, la Procura aveva aperto un fascicolo e successivamente il pm Andrea De Feis (attualmente in servizio a Bologna) aveva firmato una citazione diretta a giudizio per Cecchi Paone contestandogli l’ipotesi del reato di diffamazione. Il processo non si farà perché nel corso dell’udienza che si è svolta ieri davanti al giudice onorario di tribunale Marco Scimia c’è stata la remissione di querela da parte della Asl (rappresentata dall’avvocato Guglielmo Marconi) dopo una lettera di scuse presentata alla stessa Asl da Cecchi Paone (assistito dagli avvocati Paolo Scodanibbio e Leonardo Cecchi Paone).
«Mi sembra opportuno chiarire», si legge nella lettera che Cecchi Paone ha inviato al direttore generale della sl Maurizio Di Giosia, «che il mio intervento nella trasmissione “Storie Italiane” andato in onda il 18 novembre del 2020 sul canale Rai 1 reso nell’ambito della mia attività di giornalista non voleva allora e non vuole oggi essere assolutamente un attacco diretto e personale alla sua persona, alla struttura sanitaria da lei diretta e alla Regione Abruzzo, ma unicamente una sottolineatura delle difficoltà nelle quali da un lato si sono venute a trovare Asl nazionali nel periodo Covid e dall’altro delle ricadute che queste hanno provocato ai cittadini italiani. Come ricorda in trasmissione è stato riportato un drammatico caso sul quale sono stato unitamente ad altri invitati chiamato a commentare e su tale base ho espresso una mia opinione che per un evidente fraintendimento è stato raccolto come un attacco alla sua attività. Un fraintendimento dal quale mi dissocio e me ne rammarico, essendo ben presente l’impegno e la dedizione con il quale sia lei di persona che la struttura da lei diretta, dal primo all’ultimo addetto, ha operato nella difficoltà e con le criticità evidenziate in trasmissione per fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid».
La Asl, che inizialmente aveva preannunciato l’intenzione di costituirsi parte civile, ha ritirato la querela e ieri, in apertura di udienza, il giudice ha dichiarato l’estinzione del reato per remissione di querela.
Lo scontro verbale in tv era nato nell’ambito del caso della morte di una donna di 79 anni uccisa dal Covid senza che, hanno sostenuto i familiari tra cui il figlio avvocato Domenico Giordano, fosse mai stata visitata a casa da un medico. Sulla morte della donna i familiari hanno presentato una denuncia con la Procura che ha chiesto l’archiviazione per i sei medici indagati. Richiesta d’archiviazione a cui la famiglia si è opposta. (d.p.) ©RIPRODUZIONE RISERVATA