Cinesi, Cna alla conquista delle imprese in regola

Dopo il nuovo blitz negli opifici-lager il direttore dell’associazione annuncia «Tramite le poche che si sono integrate faremo uscire le altre dal sommerso»

TERAMO. La presenza di una cospicua comunità cinese in provincia vista da due ottiche diverse. L’attività delle forze nell’ordine e quella delle associazioni di categoria procedono su due binari paralleli con un unico fine: stabilire regole comuni di convivenza fra attività imprenditoriali. L’altroieri è stato diffuso il rapporto dell’operazione “Filorientale” condotta da Direzione provinciale del lavoro e carabinieri: sono state ispezionate 30 aziende e tutte sono risulte irregolari, sia sotto il profilo della sicurezza che dell’applicazione delle norme sul lavoro. Ed è emerso anche un nuovo fenomeno: il “padrone” cinese ora sfrutta non solo i connazionali ma anche indiani e albanesi, trovati a lavorare in nero. A dire il vero sono stati trovati al lavoro anche italiani, ma regolarmente assunti dall’imprenditore cinese.

L’altro fronte è quello aperto dalla Cna, associazione di piccole imprese che da più di 10 anni insiste perchè le aziende straniere si integrino con le aziende italiane in modo da non operare in un regime di concorrenza sleale. Finora sono stati inutili i tentativi di diffondere un minimo di cultura della legalità fra gli imprenditori cinesi. La Cna ha anche diffuso un opuscolo in mandarino, con la Provincia, per spiegare le leggi sul lavoro. Ma con scarsissimi risultati.

Ora la Cna ci riprova. «Stiamo avviando un progetto», annuncia Gloriano Lanciotti, direttore della Cna di Teramo, «che consiste nel mettere in rete le aziende cinesi in regola per renderle partecipi della nostra comunità. E questo tramite le imprese nostre associate: alcune collaborano con quelle cinesi». La maggior parte delle aziende cinesi, infatti lavora nella subcommittenza. L’idea dell’associazione è dunque di contattare e inglobare le imprese cinesi in regola e poi «tramite queste, cercare di far uscire dal sommerso le altre a cui trasmettere la cultura della legalità. Penso», aggiunge Lanciotti, «che questo progetto possa essere importante abbinato ai blitz come quelli dei giorni scorsi: oltre alla repressione ci vuole la prevenzione». Attualmente l’’unico contatto è rappresentato dagli imprenditori cinesi che vanno alla Cna per chiedere finanziamenti e qualcuno che segue i corsi obbligatori per la sicurezza. (a.f.)

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