Corsi truffa, la Regione contro Sabatini

20 Maggio 2014

Via al processo all’ex assessore: l’ente si costituisce parte civile e chiede 100mila euro, in aula i primi quaranta testi

TERAMO. Corsi di formazione: la Regione si costituisce parte civile contro un ex assessore e chiede 100mila euro di danni. Succede nell’aula di tribunale in cui parte il processo a Bruno Sabatini, ex amministratore regionale della giunta Pace, ex presidente del Giulianova calcio ed assessore al Comune di Montesilvano. Sabatini, la sorella Adele e Adino De Lauretis sono imputati per truffa nella loro veste di amministratori e coordinatori di una società privata che si occupava di formazione. In particolare Sabatini, che all’epoca dei fatti non era più assessore regionale, nella società aveva il ruolo di coordinatore della formazione. Per i tre l'accusa contestata dalla procura è la truffa aggravata ai danni di Regione e Unione Europea.

Secondo il sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, che ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio, sarebbero stati "gonfiati" sia il numero dei partecipanti che le ore di lezione relativamente ad un corso di riqualificazione bandito dalla Regione con finanziamenti dell'Unione Europea. Per la procura, attestando la partecipazione di più corsisti e la frequentazione di più ore di corsi, la società avrebbe intascato 70mila euro in più. Accuse che dovranno essere provate nel corso del dibattimento. E ieri in aula, davanti al giudice monocratico Roberto Veneziano, sono sfilati i 40 testi citati dalla pubblica accusa. Soprattutto partecipanti ai corsi che, in molti casi, hanno confermato di non aver mai firmato i fogli di presenza. I corsi in questione, mirati a qualificare i dipendenti delle aziende private in tema di sicurezza sul lavoro, informatica e tecniche di lavoro, erano disciplinati da bandi di gara organizzati dalla Regione tra il 2006 e il 2007. Per ogni bando circa 100mila euro. L'ente regionale, a sua volta, aveva ricevuto dall'Unione europea i fondi mirati allo svolgimento di queste attività. La società finita nel mirino degli inquirenti ha vinto la gara e ha effettivamente svolto i corsi in due aziende della Val Vibrata. Poi ha attestato alla Regione l'attività svolta, ma per la procura è qui che ci sarebbe l'inghippo: quei corsi, secondo l'accusa, non sarebbero stati effettivamente frequentati dalle persone dichiarate (ma da un numero inferiore), e le ore di lezione effettivamente svolte non sarebbero state quelle indicate ma, per il magistrato, sarebbero state di meno. I corsi erano suddivisi in due momenti: quello all’interno delle aziende e quello in cui era previsto l’invio di materiale (dispense e cd) direttamente al domicilio dei frequentanti.

Per la procura ci sarebbe stata una certificazione fasulla mirata a ottenere illecitamente i fondi della Regione. Il pm nei mesi scorsi si è avvalso anche di una consulenza tecnica e ieri è stato sentito anche il consulente. Si torna in aula il 25 giugno con un’altra giornata intensa: saranno ascoltati gli ottanta testi citati dalla difesa. La sentenza è attesa per fine luglio. (d.p.)

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