Crac Di Pietro, la Finanza scopre società nelle Antille

22 Gennaio 2013

La rivelazione spunta nella terza udienza per la maxi bancarotta teramana Gli investigatori: anche le banche non fecero segnalazioni anti-riciclaggio

TERAMO. Nel crac milionario spuntano le Antille olandesi. Nella terza udienza del processo a carico degli imprenditori Nicolino e Maurizio Di Pietro e Guido Curti, accusati di bancarotta fraudolenta, si delineano nuovi scenari. Nell’arcipelago che l’Ocse ha inserito nell’elenco dei paradisi fiscali, i finanzieri hanno scovato una società che detiene quasi tutte le quote di uno dei due sodalizi ciprioti che, all’epoca dei fatti, controllavano due delle società oggi sequestrate. Secondo la procura (pm Irene Scordamaglia) i soldi distratti con la bancarotta sarebbero stati portati in Svizzera, Inghilterra e Cipro per poi tornare puliti in Italia. A parlare delle Antille in aula è stato il maresciallo della guardia di finanza Alfredo Scarponi chiamato dal pm a ricostruire vita e morte di tutte le società, prelievi bancari e movimentazione di denaro. Ed è stato lo stesso maresciallo a dire che, nonostante operazioni di grossa entità, nessuna delle oltre venti banche con cui le società operavano ha mai fatto segnalazioni per le norme antiriciclaggio. I tre sono accusati di una serie di bancarotte che, per l’accusa, ha portato al fallimento di quattro società edili e immobiliari e che ha poi visto i soldi di quelle società (oltre 18 milioni di euro secondo la guardia di finanza) essere sottratti ai creditori grazie a un vorticoso giro su conti esteri. Ieri in aula anche 5 dipendenti delle società fallite. Tra gli indagati in un procedimento connesso a quello sul crac e ancora coperto dal segreto istruttorio (e in questa veste è stato citato come teste dalla procura) c’è anche il commercialista Carmine Tancredi, socio di studio del presidente della Regione Gianni Chiodi (che è del tutto estraneo alla vicenda). Tancredi è stato consulente degli imprenditori arrestati e l’inchiesta ha portato anche al sequestro, disposto dall’allora gip Marina Tommolini, di due società che avevano sede legale nello studio Chiodi-Tancredi. Si tratta della Kappa Immobiliare e della De Immobiliare Srl, controllate al 99% da società cipriote. Si torna in aula a marzo.(d.p.)

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