D’Alberto sul nuovo ospedale: «Stop a battaglie di retroguardia»

20 Gennaio 2022

Il sindaco favorevole alla soluzione Piano d’Accio se l’area del Mazzini ospiterà altri servizi sanitari «Avere più poli in città sarebbe ottimo. Ma pretendiamo chiarezza sulla copertura finanziaria»

TERAMO. Ben venga la realizzazione del nuovo ospedale a Piano d’Accio, ma solo se nell’area del Mazzini resteranno importanti servizi sanitari; e, comunque, Regione e Asl devono fornire le giuste garanzie sui finanziamenti. Questa, in sintesi, la posizione del sindaco Gianguido D’Alberto, che il giorno dopo il consiglio comunale nel quale ha risposto a diverse interrogazioni sul tema spiega al Centro come vede la questione più dibattuta in città da mesi a questa parte.
D’Alberto chiarisce innanzitutto che alla riunione del 10 gennaio tra l’assessore regionale Nicoletta Verì, la Asl di Teramo e i consiglieri regionali teramani lui non doveva esserci «perché il piano su cui mi muovo io è completamente diverso, il mio livello di interlocuzione è il comitato ristretto dei sindaci, che ha già cominciato il confronto sul progetto del nuovo ospedale sulla base dello studio di fattibilità commissionato dalla Asl». E poi entra nel merito: «C’è un punto fondamentale che continua a non essere avvertito con chiarezza. La decisione sul nuovo ospedale deve essere di carattere sanitario molto prima che urbanistico, qui si sta decidendo il futuro della sanità teramana e il suo valore; su come dovrà essere il nuovo ospedale dobbiamo sentire i medici, chi vive tutti i giorni quegli spazi. Questo non significa che l’aspetto urbanistico non abbia una sua rilevanza, ma va subordinato all’aspetto sanitario: bisogna spendere questi soldi nell’ottica dell’innovazione tecnologica, bisogna guardare al futuro e non al passato. E questo sguardo al futuro mi pare che manchi».
D’Alberto insiste su una parola: “bilanciamento”. E dice: «Qualora la scelta sanitaria fosse realizzare il nuovo ospedale su un sito diverso da quello dove insiste oggi, bisogna far sì che il Mazzini non resti una cattedrale nel deserto e quindi ci si deve dire chiaramente cosa sarà di esso. È stata già annunciata dalla Asl la “cittadella della salute” con tutti i servizi territoriali, ma su questo pretendiamo certezze e garanzie. E le va abbinata una “cittadella della fragilità” nel polo di Casalena. Se questo piano si concretizza e si moltiplicano i presidi sanitari sul nostro territorio (Teramo avrebbe tre poli: sanità ospedaliera, territoriale e della fragilità) nessuno può più vedere una diminutio in questo, sarebbe assurdo».
Il sindaco vede un «tema dirimente» nella durata dei lavori in relazione al sito dove si realizza. «È indiscutibile», dice, «che c’è un impiego di tempo molto più lungo nel realizzare un nuovo ospedale dove già ne insiste uno. Se il nuovo si farà dov’è ora il Mazzini, va garantita la continuità ospedaliera: e quanto potrebbe compromettere la qualità della continuità fare un intervento che potrebbe durare anche dieci anni? Non potrebbe causare una compromissione esiziale della nostra sanità?».
In ogni caso, un punto fondamentale è quello dei costi. «Dev’esserci chiarezza», dice D’Alberto, «sulla copertura finanziaria, anche per gli interventi sul Mazzini. In questo momento Regione e Asl hanno una sostenibilità di bilancio? Dubbi ce ne sono, per cui la programmazione dovrà essere compiuta e completa».
D’Alberto, infine, si rivolge al fronte dei “no Piano d’Accio” e dice: «Il nuovo ospedale sarà sul territorio di Teramo, non era un risultato scontato, e avrà valenza provinciale. Non ci avvitiamo in battaglie di retroguardia che appartengono al passato. Come classe politica e istituzionale abbiamo in mano una scelta che riguarda le future generazioni. L’unica domanda che dobbiamo porci è: i nostri figli e nipoti per curarsi dovranno andare a Padova, Ancona, Milano o potranno restare qui? Questa è la domanda, tutte le altre vengono dopo. Se non rispondiamo, ruberemo il futuro ai nostri figli».
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