Doppio incarico, il rettore di Teramo è indagato

È accusato d’abuso d’ufficio per la nomina a presidente della Tua. D’Amico: «Non ho nemmeno i rimborsi spese». Il governatore D'Alfonso: «La sua moralità immacolata è garanzia di rettitudine»

TERAMO. Finanzieri e carabinieri ieri mattina hanno sequestrato gli ultimi documenti negli uffici pescaresi della Tua, la società di trasporto unico abruzzese. Perchè è un’indagine complessa e sfaccettata quella che la procura teramana ha aperto sul doppio incarico pubblico di Luciano D’Amico, rettore dell’ateneo teramano e presidente della Tua. Nel fascicolo firmato del pm Davide Rosati D’Amico è indagato per abuso d’ufficio.

L’inchiesta, dopo la proroga d’indagine chiesta dal pm e firmata dal gip, in questi giorni si è arricchita di varia documentazione che finanzieri e carabinieri hanno acquisito negli uffici della società di trasporto e che ora sono al vaglio degli inquirenti per confronti e verifiche. Secondo l’accusa della procura sul doppio incarico esisterebbe una incompatibilità derivante anche dall’uso di risorse finanziarie pubbliche e da alcune specifiche normative. Sul caso del doppio incarico ha indagato anche la Corte dei Conti dell’Aquila che, dopo aver disposto accertamenti, ha chiuso il procedimento con un’archiviazione.

D’Amico così dichiara in merito all’inchiesta: «Non percepisco nemmeno i rimborsi spese perchè so quanto è insidiosa la verifica da parte della polizia giudiziaria e preferisco invece spendere in costi di viaggi, telefoni e trasferte più che in assistenza legale. Più di questo non so cosa fare visto che il mio incarico alla Tua è consentito dalla legge. Proprio per evitare dubbi interpretativi l’incarico è stato assunto dopo aver chiuso un parere all’Avvocatura dello Stato. Per quanto fiducioso e rispettoso della magistratura ho appreso dalla richiesta di proroga delle indagini che i controlli sul mio operato vanno avanti da 2 anni e mezzo. Sono fiducioso, ma comincio ad avvertire una certa stanchezza». Sull’incompatibilità D’Amico sostiene che esiste una legge del 1980, la 382, che vieta ai professori ordinari alcuni incarichi superata da una legge del 2010 che lo consente in determinate circostanze, fra cui la sua. «Ho iniziato a lavorare a 5 anni con la ramazza in un magazzino», conclude il rettore dell’ateneo teramano, «poi grazie alla pubblica istruzione sono riuscito a laurearmi e a fare una carriera di cui sono soddisfatto. Ho quindi voluto restituire alla società parte di quello che ho avuto, accettando gratuitamente l’incarico alla Tua. Per questo, lavoro mediamente 12 ore al giorno, non sottraendo un secondo all’università che non ha mai avuto risultati brillanti come adesso. Alla Tua ho proceduto alla fusione fra le società e al recupero di decine di milioni di euro».

E con una nota inviata alle redazioni questa mattina, il governatore Luciano D'Alfonso scrive del rettore: «Luciano D’Amico è una figura angelica, angelicata e integerrima. Egli può ben vantare la forza dei risultati ottenuti e l’essere un tecnico estraneo ai bizantinismi di certa politica. La sua moralità immacolata è garanzia di rettitudine e sono sicuro che qualsiasi accertamento sul suo operato si concluderà con la constatazione che egli ha sempre agito rispettando le norme».

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