Fadani, i rom tornano in carcere

La Cassazione accoglie il ricorso contro la liberazione dei due Levakovic (foto: il luogo del delitto del novembre 2009)

TERAMO. La Cassazione accoglie il ricorso della procura della Repubblica di Teramo e per due dei tre rom accusati dell'omicidio di Emanuele Fadani si riaprono i cancelli del carcere. I giudici della Suprema Corte, infatti, hanno annullato senza rinvio la sentenza con cui il tribunale del Riesame dell'Aquila aveva confermato la decisione del gip Marina Tommolini di scarcerare, nel luglio scorso, i cugini Elvis e Danilo Levakovic. Il provvedimento della Cassazione, che arriva a pochi giorni dalla richiesta di rinvio a giudizio fatta dalla procura per i tre giovani nomadi, ribalta ancora una volta il quadro giuridico di una vicenda che nel novembre del 2009 ad Alba Adriatica scatenò una vera e propria sommossa popolare contro la comunità rom. Per due giorni ci furono cortei e manifestazioni di protesta davanti alle abitazioni dei nomadi. «Rispettiamo la decisione della Cassazione», commenta l'avvocato Piergiuseppe Sgura, legale di due dei tre indagati, «e aspettiamo con serenità le motivazioni».

RICORSO BIS. È la seconda volta che la Cassazione si pronuncia sul caso Fadani: a settembre i giudici della Suprema Corte, infatti, hanno dichiarato inammissibile un altro ricorso della procura teramana (entrambi sono stati presentati dal procuratore Gabriele Ferretti e dal pm titolare del caso Roberta D'Avolio, da poco in servizio all'Aquila) sulla scarcerazione di Sante Spinelli, il terzo dei rom indagati per l'omicidio di Fadani. Il giovane è tornato in libertà nel marzo 2010, ma attualmente è agli arresti domiciliari per un altro reato.

IL FATTO. I tre giovani rom nel novembre del 2009 furono arrestati con l'accusa di aver ucciso a pugni l'imprenditore albense Emanuele Fadani di 38 anni al culmine di una lite scoppiata davanti a un pub. Fadani, secondo quanto emerso nell'inchiesta, sarebbe stato preso a pugni dopo essere intervenuto per difendere un amico, a sua volta colpito da Danilo Levakovic. A colpire l'imprenditore albense sarebbe stato, per sua stessa ammissione, il solo Elvis Levakovic. E un solo pugno alla testa sarebbe stato fatale alla vittima, causandogli una rapidissima emorragia cerebrale. La procura teramana, che ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario aggravato da motibi abietti, non fa differenze tra i tre rom, sostenendo che «sotto il profilo giuridico non fu un'azione individuale».

PROCURA E GIP. I tre rom - Danilo e Sante furono arrestati sul posto subito dopo il fatto, Elvis dopo alcuni giorni di latitanza - sono stati tutti rimessi in libertà nel corso del 2010 dal gip Tommolini, secondo la quale sono «sussistenti gravi indizi di colpevolezza a carico di Elvis Levakovic per il delitto di cui all'articolo 584 c.p. (ovvero l'omicidio preterintenzionale, ndr) e non certamente per il delitto ipotizzato dalla pubblica accusa». Rispetto a tale qualificazione, scrive ancora il gip nella sua ordinanza, «è del tutto insussistente l'apporto causale di Spinelli mentre non sembra di poter escludere con ragionevole certezza l'apporto "morale" di Danilo Levakovic».

Già nelle prossime ore i due rom potrebbero rientrare nel carcere di Castrogno. Tra qualche settimana, poi, l'udienza preliminare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA