Fallite 94 imprese, è l’anno più nero

Record negativo: le procedure aumentano del 32% e travolgono il commercio.

TERAMO. I fallimenti sono la cartina al tornasole della salute del sistema produttivo. E a giudicare dall’impennata di procedure fallimentari in provincia - aumentate nel 2009 del 32% - non c’è da star tranquilli. L’ordine dei commercialisti ha condotto uno studio sull’impatto della crisi sulle imprese teramane, che ha dato risultati allarmanti. Sono state 94 le imprese dichiarate fallite fino al 10 dicembre. «Un numero mai registrato negli ultimi anni», ha commentato il presidente Luigi Montironi, «con un aumento del 32% rispetto al 2008, quando era fallite 72 imprese. E probabilmente da adesso fino alla fine dell’anno il numero aumenterà». In provincia il numero dei fallimenti è andato crescendo nel corso dell’ultimo decennio.

Dal 2001, quando erano 32, le procedure sono triplicate. Alla conferenza stampa erano presenti anche i consiglieri Franco Benini, Walter Strozzieri e Augusto Valchera che hanno sottolineato come «nonostante l’entrata in vigore nel luglio 2006 della riforma del diritto fallimentare - la riforma aveva innalzato le soglie di fallibilità per ridurre il numero delle imprese assoggettabili alla procedura fallimentare - il numero si è mantenuto sempre su livelli molto alti, toccando quota 80 nel 2006, diminuendo nel 2007 (65), risalendo nel 2008 e nel 2009. La stessa crescita non si registra invece per il concordato preventivo, lo strumento che prevede un accordo con i creditori e un’azione di ristrutturazione dell’impresa. In provincia di Teramo nel 2009 ne sono stati registrati appena 9, dato comunque in crescita rispetto ai numeri degli scorsi anni.

Erano stati due nel 2008 e uno nel 2007». E se negli anni passati i settori più colpiti erano quelli industriali, ad esempio il manifatturiero e il metalmeccanico, quest’anno la categoria più martoriata dalla crisi è stata quella dei commercianti. «Un settore colpito quest’anno con particolare durezza a causa del notevole calo dei consumi», ha osservato Montironi. I commercialisti prevedono però che nel 2010 ci sia una risalita delle procedure fallimentari anche nel settore edile. «La situazione è davvero drammatica perchè il nostro territorio sta perdendo competitività», afferma il presidente, «i dati delle procedure fallimentari indicano una pericolosa inversione di tendenza, che è andata peggiorando nell’ultimo quinquennio, toccando settori che per anni hanno vissuto situazioni economiche favorevoli, come il manifatturiero e le costruzioni.

Per questa ragione gli istituti di credito non devono ridurre i finanziamenti alle imprese, altrimenti la crisi si acuirà ulteriormente. Rivolgiamo, inoltre, un appello anche all’Agenzia delle entrate affinchè eserciti controlli più mirati e riduca la pressione fiscale, al fine di fronteggiare la crisi economica ed aiutare le imprese ad investire nei settori a maggior valore aggiunto. I dati che abbiamo divulgato ribadiscono come la professione del commercialista abbia una grande responsabilità nei confronti della collettività. Tuttavia occorre sottolineare come tutti gli iscritti riscontrino difficoltà a riscuotere le parcelle. A questo deve aggiungersi un altro elemento di criticità legato ai problemi di inserimento dei giovani professionisti». L’Ordine ha impostato anche la propria attività formativa in funzione della crisi e dei fallimenti.

«Nel corso del 2009 sono stati promossi dall’Ordine di Teramo 42 eventi di aggiornamento», spiega il responsabile della formazione, Franco Benini, «e il 50% era mirato alle possibili soluzioni per uscire dalla crisi. L’offerta formativa è stata superiore alle 60 ore obbligatorie: siamo arrivati a 140 ore di formazione gratuita».