Falsi contratti agli stranieri

Un ragioniere e un consulente arrestati dai carabinieri
TERAMO. False assunzioni di stranieri all'insaputa dei datori di lavoro, effettuate manipolando le regole del Decreto flussi del ministero. Un altro business studiato per lucrare sull'ingresso di extracomunitari in Italia è stato scoperto dai carabinieri al termine di una lunga e articolata indagine.
In carcere sono finiti Roberto Di Francesco, 61 anni, consulente del lavoro, ex vice sindaco di Civitella ed esponente del Pd, e Francesco Aquilani, 50 anni, ragioniere ed ex revisore dei conti del Comune di Civitella. Entrambi di Civitella del Tronto sono stati arrestati all'alba di ieri dai carabinieri della stazione di Sant'Egidio diretti dal comandante Mario De Nicola e dai colleghi del nucleo ispettorato del lavoro carabinieri di Teramo, agli ordini del maresciallo Vincenzo Maselli, coordinati dal capitano di compagnia Pompeo Quagliozzi. I due professionisti, in concorso con un cittadino bengalese di 31 anni, Mohammad Kapil Uddin anch'egli arrestato e che secondo i militari procurava i passaporti e gli stranieri da far entrare, sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina finalizzata all'ingiusto profitto. Al vaglio c'è anche l'ipotesi del falso ideologico, che per il momento non viene contestata. Un terzo straniero è invece ricercato, mentre è indagata A.D.B., 30 anni, collaboratrice di studio di Aquilani.
L'INCHIESTA. Le tre ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip di Teramo Giovanni de Rensis su richiesta del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, scaturiscono da un' attività investigativa dei carabinieri durata dieci mesi. Le indagini sono collegate al Decreto flussi con cui, ogni anno, il Governo decide il numero degli ingressi in per lavoro di cittadini stranieri. In particolare, a far scattare l'inchiesta è stato un artigiano di Sant'Egidio: aveva scoperto di essere, a sua insaputa, datore di lavoro di 17 extracomunitari. Grazie alla ricostruzione degli inquirenti, sono state scovate oltre 300 pratiche presentate allo Sportello unico per l'immigrazione della prefettura di Teramo. 57 sono i casi accertati, 8 gli ignari imprenditori coinvolti loro malgrado nel giro (si stima che ogni pratica fruttasse anche settemila euro di guadagno anche se di movimenti di denaro non c'è traccia), 27 invece gli stranieri che dall'estero hanno già raggiunto l'Italia.
IL RAGGIRO. Alle pratiche aperte si è giunti ispezionando il contenuto dell'hard disk del computer di Aquilani, già indagato con Di Francesco in un'altra inchiesta relativa alla regolarizzazione di colf e bandati sempre condotta dai carabinieri santegidiesi. Nel pc erano state archiviate centinaia di pratiche per lo Sportello Unico inviate per via telematica. Quando ai due professionisti si presentavano gli imprenditori loro clienti per avere spiegazioni, questi con giri di parole e false giustificazioni li convincevano che tutto era a posto.
In carcere sono finiti Roberto Di Francesco, 61 anni, consulente del lavoro, ex vice sindaco di Civitella ed esponente del Pd, e Francesco Aquilani, 50 anni, ragioniere ed ex revisore dei conti del Comune di Civitella. Entrambi di Civitella del Tronto sono stati arrestati all'alba di ieri dai carabinieri della stazione di Sant'Egidio diretti dal comandante Mario De Nicola e dai colleghi del nucleo ispettorato del lavoro carabinieri di Teramo, agli ordini del maresciallo Vincenzo Maselli, coordinati dal capitano di compagnia Pompeo Quagliozzi. I due professionisti, in concorso con un cittadino bengalese di 31 anni, Mohammad Kapil Uddin anch'egli arrestato e che secondo i militari procurava i passaporti e gli stranieri da far entrare, sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina finalizzata all'ingiusto profitto. Al vaglio c'è anche l'ipotesi del falso ideologico, che per il momento non viene contestata. Un terzo straniero è invece ricercato, mentre è indagata A.D.B., 30 anni, collaboratrice di studio di Aquilani.
L'INCHIESTA. Le tre ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip di Teramo Giovanni de Rensis su richiesta del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni, scaturiscono da un' attività investigativa dei carabinieri durata dieci mesi. Le indagini sono collegate al Decreto flussi con cui, ogni anno, il Governo decide il numero degli ingressi in per lavoro di cittadini stranieri. In particolare, a far scattare l'inchiesta è stato un artigiano di Sant'Egidio: aveva scoperto di essere, a sua insaputa, datore di lavoro di 17 extracomunitari. Grazie alla ricostruzione degli inquirenti, sono state scovate oltre 300 pratiche presentate allo Sportello unico per l'immigrazione della prefettura di Teramo. 57 sono i casi accertati, 8 gli ignari imprenditori coinvolti loro malgrado nel giro (si stima che ogni pratica fruttasse anche settemila euro di guadagno anche se di movimenti di denaro non c'è traccia), 27 invece gli stranieri che dall'estero hanno già raggiunto l'Italia.
IL RAGGIRO. Alle pratiche aperte si è giunti ispezionando il contenuto dell'hard disk del computer di Aquilani, già indagato con Di Francesco in un'altra inchiesta relativa alla regolarizzazione di colf e bandati sempre condotta dai carabinieri santegidiesi. Nel pc erano state archiviate centinaia di pratiche per lo Sportello Unico inviate per via telematica. Quando ai due professionisti si presentavano gli imprenditori loro clienti per avere spiegazioni, questi con giri di parole e false giustificazioni li convincevano che tutto era a posto.
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