Famiglia di Torricella Sicura accoglie in casa un rifugiato

Sekou, 23 anni, è arrivato dalla Guinea su un barcone. Ora vive con nonna Aldina, la figlia, il genero e il nipote

TORRICELLA SICURA. «Sekou è il valore aggiunto della nostra famiglia. E' uno di noi... è un figlio, un nipote, un fratello, è parte della nostra vita e del nostro mondo!». Queste le parole della signora Aldina Fantozzi di Torricella Sicura, che con la sua famiglia composta dalla figlia Barbara Monaco, dal genero Arturo D’Alessandro e dal nipote Vincenzo ha deciso di accogliere in casa Sekou, un migrante ventitreenne della Guinea. Il ragazzo vive con loro da quando ha ottenuto la protezione umanitaria e il permesso di soggiorno e nella nuova casa è a tutti gli effetti un membro della famiglia.

Una storia singolare che è iniziata nel 2014, quando Sekou è arrivato nel centro di accoglienza “Villa Emmaus”di Torricella, dove ha incontrato Barbara che è un’operatrice della Caritas. Con la famiglia della donna, insieme agli altri ospiti della struttura, hanno stretto un rapporto di amicizia e di profondo affetto. «Sono arrivato con il barcone, prima sono stato in un centro ad Agrigento», racconta Sekou, «poi qui a Torricella dove mi sono trovato subito bene e da poco la Commissione per l’immigrazione di Ancona mi ha riconosciuto la protezione umanitaria». Con questo nuovo status Sekou ha dovuto lasciare il progetto di accoglienza e il centro e si è trovato, come lui stesso ha confidato, «spaesato e senza familiari vicino».

Ed è qui che è intervenuta la signora Aldina. «Sono molto legata a Sekou e ai ragazzi del centro che mi chiamano nonna e così ho deciso, grazie all’appoggio della mia famiglia e al benestare della cooperativa “Solidarietà aprutina”, che gestisce i ragazzi, di ospitarlo a casa», prosegue Aldina. «Sono felicissima di questa decisione che ho sentito come un dovere morale verso un’umanità che soffre e come la realizzazione del messaggio di accoglienza di Papa Francesco nell’anno giubilare della misericordia». Una scelta coraggiosa che, come ha spiegato Barbara, «ha generato sicuramente qualche critica, ma noi le ignoriamo perché a casa nostra c’è gioia e Sekou fa parte della nostra gioia. Consiglio a chi ne abbia la possibilità», aggiunge Barbara, «di vivere questa esperienza unica».

Sekou ha trovato un lavoro part time in una piccola azienda che commercia legname nella frazione di Santo Stefano e nel tempo libero ama restare a casa. In paese ha trovato molti amici e gioca con la squadra di migranti “Solidarietà aprutina” che milita nel campionato Uisp. Il calcio è la sua più grande passione, gli piacerebbe militare in una squadra di categoria ed è un grande tifoso della Juventus: il suo idolo è Marchisio. «Io e papà tifiamo l’Inter e spesso scherziamo con Sekou per la nostra rivalità calcistica», confida Vincenzo, «ma guai a chi mi tocca Sekou perché lui per me è un fratello, sono troppo felice che è con noi e vorrei che non andasse mai via». Sekou è di fede musulmana, mentre in famiglia sono cattolici praticanti, ma c’è rispetto reciproco e si è realizzata anche una piena integrazione alimentare. «Sekou ama la pasta, soprattutto quella con i funghi», racconta Barbara, «noi cerchiamo di non mangiare carne di maiale e di apprendere alcuni segreti culinari della sua terra». Aldina ha richiesto al sindaco Daniele Palumbi di rilasciare a Sekou la residenza nella loro abitazione e la carta d’identità.

«A me piace tantissimo stare con loro perché ho trovato una bellissima famiglia e mi stanno dando davvero tanto», conclude Sekou, «vorrei tanto trovare un lavoro a tempo pieno per essere indipendente, aiutare la mia famiglia in Africa e prendere la patente. Non finirò mai di ringraziarli perché capisco che non è facile accogliere in casa qualcuno che non conosci, ma loro lo hanno fatto senza esitazioni e riserve e ciò è troppo grande. Io ringrazio Dio e prego per loro». E Aldina conclude: «Sekou è un dono di Dio».

Adele Di Feliciantonio

©RIPRODUZIONE RISERVATA