Fatture gonfiate nello sport, venti indagati

4 Luglio 2011

Nei guai imprenditori-sponsor e società, scoperti falsi rimborsi d'Iva per 10 milioni

TERAMO. Paghi centomila ma ne scarichi seicentomila sulle tasse. La Guardia di Finanza ha scoperchiato il pentolone delle fatture gonfiate. E' un'inchiesta che fa tremare il mondo teramano dello sport e degli sponsor. L'evasione fiscale accertata sfiora la cifra record di 10 milioni di euro d'imponibile. L'hanno scoperta in città le Fiamme Gialle che sono entrate nelle sedi delle società sportive e nelle aziende che le sponsorizzano per sequestrare libri contabili e una montagna di fatture gonfiate.

I COINVOLTI. Oltre quaranta, tra aziende e sodalizi sportivi, sono stati sottoposti a verifiche fiscali. Tra questi la metà è risultata fuorilegge. Sono venti gli indagati, tra presidenti di società dilettantistiche, non solo nell'ambiente del calcio ma anche degli altri sport minori, e imprenditori teramani. Ciascuno degli indagati, assistiti da penalisti teramani, è già stato interrogato dagli uomini di Roberto Di Mascio, comandante provinciale della Guardia di Finanza. Le sponsorizzazioni riguarderebbero peraltro anche le pubblicità per importanti manifestazioni cittadine come dimostra il blitz, eseguito dalla Finanza, in quattro società di marketing.

SI TIRANO LE SOMME. Sport e fondi neri: l'inchiesta sarebbe arrivata alle battute finali. Un esperto contabile, nominato dal sostituto procuratore Greta Alosi, sta per riconsegnare al magistrato una corposa consulenza tecnica. Dal segreto delle indagini trapelano molte indiscrezioni. Nei confronti dei venti indagati sono sono stati ipotizzati due reati: false fatturazioni, per le società sportive che hanno emesso pezze d'appoggio gonfiate, e dichiarazione infedele per le prime e per le aziende che hanno beneficiato degli indebiti rimborsi d'Iva. Nei giorni scorsi gli indagati hanno ricevuto una richiesta di proroga di sei mesi delle indagini.

I FONDI NERI. Il meccanismo scoperchiato dall'inchiesta sui fondi neri nello sport è di facile spiegazione oltre che diffuso. Si basa sull'emissione di fatture gonfiate nel rapporto di almeno uno a sei, in alcuni casi salito anche ad uno a dieci. In parole semplici se la somma versata dallo sponsor è di centomila euro, la società sportiva che riceve i soldi ne fattura seicentomila, specificando imponibile ed Iva, pagando di quest'ultima solo il 90 per cento come prevede la legge. Ciò ha permesso agli sponsor, in un periodo compreso tra il 2002 e il 2010, di recupere una quantità di Iva sei volte superiore al previsto. Un giochetto contabile che ha garantito agli imprenditori, attraverso la denuncia dei redditi, di riavere dallo Stato in alcuni casi anche l'intera somma spesa nella sponsorizzazione.

SOMME NON ALTISSIME. L'altro aspetto venuto alla luce dall'inchiesta riguarda l'entità delle sponsorizzazioni. Non è un caso, infatti, se l'evasione fiscale e i fondi neri riguardino aiuti economici alle società sportive che non superano mai il tetto di 250mila euro perché solo al di sotto di questa cifra la legge prevede la forfettizzazione delle imposte. In questa maniera è stato più facile dribblare i controlli della Guardia di Finanza. Se però c'è un tetto di 250 mila euro vuol dire che dall'indagine sono escluse le grandi sponsorizzazioni sportive. Anche se un investigatore si lascia sfuggire che solo per ora è così visto che i controlli si possono eludere, frazionando le mega sponsorizzazione in somme più basse per rimanere al di sotto del tetto oltre il quale è più difficile creare conti gabbietta.

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