TERAMO

Furbetto del sisma incassa 26mila euro: non ha mai abitato nella casa terremotata

Le indagini della polizia municipale accertano che l’appartamento era del padre deceduto da tempo

TERAMO. I “furbetti”del terremoto continuano a scandire le cronache giudiziarie del post sisma. Perché resta la sistematica ed illecita elusione delle regole a legare le tante inchieste della magistratura. Come questo caso in cui un uomo è indagato per indebita percezione del contributo di autonoma sistemazione e per lui la Procura (il fascicolo è del pm Stefano Giovagnoni) ha chiesto ed ottenuto dal gip il sequestro di 26mila euro, ovvero la somma che secondo l’autorità giudiziaria avrebbe percepito senza averne i requisiti.

Le indagini della polizia municipale di Teramo hanno accertato che l’uomo in realtà nella casa del centro storico risultata lesionata dopo il sisma del 2016 non avrebbe mai abitato. L’appartamento è di proprietà del padre deceduto da tempo e, hanno accertato gli agenti della polizia municipale, dal 2008 risulta disattivata l’utenza elettrica. E non solo, sempre secondo la Procura, i vigili hanno accertato che l’uomo dal 2013 sia irreperibile presso il Comune di Teramo. Nella documentazione presentata in Comune per accedere all’autonoma sistemazione l’uomo ha dichiarato che, dopo aver avuto la casa lesionata dal terremoto, ha provveduto a sistemare la sua famiglia a Roma. In realtà, secondo l’autorità giudiziaria, l’uomo nell’alloggio teramano non avrebbe mai vissuto. L’inchiesta non è ancora chiusa, ma dopo il sequestro dei soldi è probabile che entro breve arriverà l’avviso di conclusione delle indagini. Il Cas è una misura destinata alle famiglie e al singolo cittadino la cui abitazione si trova in area in cui è vietato l’accesso (zona rossa), oppure è stata distrutta in tutto o in parte, o è stata sgomberata in seguito alle scosse. Il contributo può raggiungere un massimo di 900 euro mensili.

A Teramo, ormai da tempo, svariati sono stati i procedimenti giudiziari aperti dalla Procura sul terremoto, a cominciare proprio da quelle che hanno fatto emergere casi di truffe o di indebita percezione. Le inchieste, conseguenza di esposti e accertamenti delle varie polizie municipali, sono coordinate da un pool di magistrati. La chiave di volta investigativa per scovare i “furbetti” è un metodo ormai collaudato dal sisma dell’Aquila: l’incrocio dei dati che consente di capire se il contributo di autonoma sistemazione debba essere percepito. Fino a questo momento sono stati più di cinquanta i fascicoli già aperti dai pm del pool di cui alcuni definiti sia con processi in corso, sia con istanze di patteggiamenti.