Gemellaggio tra Teramo e la cittadina israeliena Rishon LeZion, spunta uno striscione di contestazione

27 Ottobre 2025

Uno striscione appeso lungo corso San Giorgio a ricordare un impegno preso da parte dell’amministrazione comunale ma ancora non concretizzato. Ieri gli attivisti della Casa del Popolo sono tornati a chiedere la rottura del gemellaggio

TERAMO. Uno striscione appeso lungo corso San Giorgio a ricordare un impegno preso da parte dell’amministrazione comunale ma ancora non concretizzato. Ieri gli attivisti della Casa del Popolo sono tornati a chiedere la rottura del gemellaggio tra Teramo e la città israeliana di Rishon LeZion: una richiesta avanzata pubblicamente dal collettivo mesi fa alla luce del genocidio che sta subendo il popolo palestinese e rilanciata poi anche in consiglio comunale da esponenti della maggioranza. La proposta era stata successivamente accolta dal sindaco Gianguido D’Alberto, che aveva sottolineato come il patto tra le due città fosse nato per spirito di pace e solidarietà tra i popoli e come questi aspetti fossero venuti meno con la tragedia di Gaza. All’impegno del sindaco, però, non sono seguiti fino ad oggi atti concreti. Perciò la Casa del Popolo torna a fare pressing, anche in considerazione della situazione nella Striscia dove «c’è una tregua fasulla e fatta ad hoc per provare a pulirsi l’anima dal sangue dei palestinesi, violata innumerevoli volte, già dal primo giorno di cessate il fuoco».

«La città sionista di Rishon LeZion non la riconosciamo come gemellata. Non vogliamo nessun legame con lo stato genocida di Israele», scrive il collettivo, «Il sindaco di Teramo ha pubblicamente preso impegno a rompere il gemellaggio durante lo sciopero generale del 3 ottobre. Ad oggi non ci risulta essere stato fatto ancora nulla. Il tempo delle parole è finito. Pretendiamo che il nome di Teramo non venga mai più infangato».