"Giù le mani dalle virtù", Teramani in rivolta sul web

Proteste per la rielaborazione della ricetta fatta in tv da una chef aquilana

TERAMO. «Le virtù non si toccano». La rivisitazione del piatto tipico del 1° maggio proposta durante la trasmissione di Raitre "Geo&Geo" da Nadia Moscardi, chef del ristorante aquilano "Elodia", fa gridare al sacrilegio i teramani. Quella ricetta presentata davanti alle telecamere come "zuppa delle virtù" a base di patata turchesa, lenticchie di Navelli, cavolo rosa, prosciutto al forno e verdure disidratate indigna il popolo di internet che la considera un’usurpazione di titolo.

Sì, perché il piatto della chef non ha nulla a che vedere con quello tradizionale da cui prende il nome. «Le virtù si identificano con Teramo, si rifanno alla tradizione di questa città che scorre tra due fiumi», fa rilevare Marcello Schillaci, fondatore di Art, associazione dei ristoratori teramani, «e per questo famosa per i suoi orti». La sacralità della tradizione richiede che in pentola finiscano, dunque, i residui di pasta e legumi invernali con le verdure, le erbe e gli odori della primavera. Non a caso, ricorda Schillaci, è un piatto che si prepara a maggio e per il quale è stato creato un disciplinare che gli è valso il titolo di "specialità tipica gastronomica" riconosciuto dal ministero delle Attività agricole. Più che una rielaborazione quella proposta in tv da Nadia Moscardi viene considerata «uno scempio». L'allarme su Facebook scatta mentre la trasmissione è ancora in onda: “Su Rai3, ora, una cuoca aquilana sta massacrando le virtù teramane...”. I primi commenti sono lapidari e vanno da “orribile, disinformazione” a “difendiamo la nostra cultura”.

A rincarare la dose è il presidente dell'associazione Robin Hood Pasquale Di Ferdinando. Sul gruppo di Facebook dedicato alla cucina "terràmane", di cui è amministratore, pubblica la nota di protesta inviata alla Rai per la mortificazione inflitta al "piatto principe" della tradizione culinaria locale. «Le virtù sono diverse da quelle viste in tv», sottolinea Di Ferdinando, che invia ai Raitre anche il disciplinare della ricetta ricordando il riconoscimento come Stg (specialità tipica gastronomica). «Caratteristica principale del piatto è la presenza di erbe autoctone che si trovano fresche solo in primavera», spiega il presidente dell'associazione, «l'Stg determina anche una tutela a favore dei consumatori e del territorio sui prodotti da utilizzare e sulle tecniche da adottare».

Il popolo di Facebook condivide la levata di scudi. “È giusto che si difenda l'autenticità di questo piatto”, si legge tra i commenti, “che si tramanda nel tempo”. Alle contestazioni di carattere tecnico si aggiungono quelle dal sapore campanilistico: “Chiamare un'aquilana ad illustrare e preparare le virtù teramane, già di per sé è grave e formalmente scorretto”, e a seguire: “Una cuoca aquilana non c'entra niente con le virtù terramane”.

Gennaro Della Monica

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