Giulianova, commessa licenziata per un panino Il giudice la riassume

18 Marzo 2014

TERAMO. Un anno dopo l’ordinanza con cui un primo giudice aveva definito legittimo il licenziamento, è con una sentenza di merito che fa giurisprudenza il caso della commessa mandata via da un supermercato di Giulianova

TERAMO. Un anno dopo l’ordinanza con cui un primo giudice aveva definito legittimo il licenziamento, è con una sentenza di merito che fa giurisprudenza il caso della commessa mandata via da un supermercato di Giulianova per aver mangiato un panino preso dal negozio. Perchè per il giudice del lavoro Enrico Marcheggiani la dipendente va subito reintegrata. «Il carattere episodico della mancanza accertata e il modestissimo valore dei beni prelevati senza il rispetto della procedura per gli acquisti del personale», scrive il giudice, «sono circostanze che inducono, in base ad una valutazione complessiva del fatto, ad escludere l’esistenza del carattere della gravità della mancanza necessario ai fini della legittima adozione del provvedimento di natura disciplinare». Nell’accogliere il ricorso presentato dai legali della donna, gli avvocati Gabriele Rapali e Sigmar Frattarelli, contro il provvedimento con il cui l’anno scorso l’allora giudice del lavoro Alessandro Verrico aveva respinto la richiesta di reintegra urgente, Marcheggiani sottolinea più volte un fatto connotandolo giuridicamente: la donna avrebbe potuto essere multata per non aver rispettato il regolamento aziendale che prevede il pagamento immediato dei prodotti prelevati dai dipendenti, ma il licenziamento è sicuramente un provvedimento eccessivo. «Deve farsi applicazione del principio ripetutamente espresso dalla suprema Corte», si legge a questo proposito a pagina 9 della sentenza, «per cui il licenziamento, sanzione idonea a privare il lavoratore e la sua famiglia dei mezzi sufficienti all’esistenza, deve conseguire ad illeciti di proporzionata gravità e non a fatti, seppure penalmente rilevanti che, oltre ad arrecare un tenue danno patrimoniale al datore di lavoro, non sono destinati verosimilmente a ripetersi una volta contestati e seguiti da una sanzione disciplinare». E di questo sono sempre stati convinti i legali della donna, da 14 anni commessa in quel supermercato e senza nessun provvedimento disciplinare alle spalle. «Noi abbiamo sempre ritenuto che la donna, pur non avendo rispettato la prassi aziendale di preavvertire un responsabile dell’intenzione di prelevare e consumare panino e bibita per poi pagarli alla cassa a fine turno», dice Frattarelli, «non abbia commesso nessun illecito nè una sottrazione dei beni aziendali. Aveva fatto tutto alla luce del giorno senza nascondersi. Il giudice Marcheggiani ha censurato e scongiurato quella che sarebbe stata un clamorosa ingiustizia subita dalla lavoratrice».(d.p.)

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