Giulianova, si cerca con i droni il corpo della pittrice scomparsa

Ispezionata l’area vicino all’abitazione dell’ex marito e del figlio di Renata Rapposelli. Per gli inquirenti la donna sarebbe morta

GIULIANOVA. Una rincorsa contro il tempo perché un’indagine per omicidio chiarisce solo se spiega ogni indizio, se non ne lascia fuori nessuno. E allora tutto serve: anche un drone per scrutare dall’alto e bene ogni anfratto di quella vasta area verde piena di vegetazione e strade sterrate che si estende alle spalle dell’abitazione di Giuseppe e Simone Santoleri, l’ex marito e il figlio della 64enne pittrice teatina Renata Rapposelli scomparsa da più di un mese. Nei giorni scorsi, infatti, i carabinieri del Ris e del reparto operativo di Ancona (che indagano su delega della Procura marchigiana) hanno usato lo speciale apparecchio per una più approfondita ispezione dei luoghi che si trovano in prossimità dell’abitazione dei due uomini indagati per concorso in omicidio e occultamento di cadavere. In cerca di tracce, a cominciare da buche che potrebbero nascondere un corpo. Perché è chiaro che inquirenti e investigatori sono convinti che la pittrice sia stata uccisa e che quel 9 ottobre, giorno della scomparsa, non sia mai partita da Giulianova. Ma nelle inchieste la sola logica non basta, anche se supportata da quelle che ormai da tempo sono certezze tecnologiche. Come quelle fornite dalle celle telefoniche che per l’ultima volta agganciano a Giulianova il segnale del telefonino della donna che da quel momento diventa irraggiungibile.

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A LORETO SULLA SS 16. Padre e figlio nel lungo interrogatorio notturno ad Ancona hanno confermato la versione data sin dall’inizio. L’ex marito della donna, da tempo trasferitasi ad Ancona e nelle settimane scorse tornata a Giulianova per incontrare il figlio, ha ribadito di aver litigato in casa con la donna per una questione economica legata ad un assegno di mantenimento, di averla accompagnata in auto fino a Loreto e qui di averla lasciata a pochi metri dal santuario. Quella macchina, però, non è mai stata immortalata dalle telecamere dell’A14. A questa contestazione la risposta è stata quella di aver raggiunto Loreto percorrendo la statale 16. Versione confermata dal figlio Simone che ha raccontato di aver sentito i genitori litigare in casa e di aver chiesto al padre di riaccompagnare la madre in macchina. Poi, dal 9 ottobre, nessun contatto. Ma, come ha spiegato l’avvocato Gianluca Carradori che assiste i due, «questo non deve stupire perchè i rapporti erano ormai diradati da tempo e non si sentivano». E oggi da Ancona dovrebbe arrivare la risposta all’istanza di dissequestro dell’abitazione dei due uomini presentata dal legale dopo gli accertamenti fatti dai Ris.
L’INCHIESTA A TERAMO? Per ora il fascicolo è di competenza della Procura di Ancona (Andrea Laurino è il pm titolare) visto che la denuncia per scomparsa è stata presentata nella città dorica, ma non si esclude che nelle prossime ore possa arrivare a quella teramana. Un passaggio che, in assenza dell’individuazione del luogo del fatto o della scoperta di un corpo a cui ancorare la competenza dell’autorità giudiziaria, potrebbe essere spiegata con l’applicazione del comma secondo dell’articolo 9 del codice di procedura penale che così recita: «Se non è noto il luogo indicato nel comma 1 (ovvero dove è stato consumato il reato (ndr), la competenza appartiene successivamente al giudice della residenza, della dimora o del domicilio dell’indagato».
CACCIA AI TESTIMONI. Ma non ci sono solo le telecamere e i tabulati telefonici in un’indagine. Servono anche testimoni e per il momento non ci sono. Nelle ultime 48 ore i carabinieri hanno ascoltato gran parte dei residenti della zona di via Galilei in cui si trova l’abitazione di Giuseppe e Simone Santoleri. A caccia di qualcuno che quel 9 ottobre abbia visto Renata entrare, ma soprattutto uscire, dalla casa dell’ex marito e del figlio.
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