Gli si rompe l’esofago, salvato dai medici

12 Ottobre 2025

La sindrome è rarissima, ma al Pronto soccorso di Atri fanno subito la diagnosi giusta: l’uomo è stato operato in tempo all’ospedale Mazzini

PINETO. È una storia di professionalità, tempestività e dedizione: doti che hanno salvato la vita a un uomo colpito da una delle patologie più gravi e rare in ambito gastroenterologico, la sindrome di Boerhaave, ossia la rottura spontanea dell’esofago. È successo ad A.R., ultra 70enne residente a Scerne di Pineto: il 3 gennaio 2024 l'uomo si è recato al Pronto soccorso dell’ospedale di Atri dopo aver accusato un violento dolore toracico. Lì, grazie all’intuito clinico e alla prontezza del dottor Vincenzo Ferrari Ramondo, che lo ha visitato, gli è stata diagnosticata immediatamente la rottura esofagea, che se non trattata in tempo avrebbe potuto avere esiti fatali. Trasferito poi d’urgenza all'ospedale Mazzini di Teramo, nel reparto di Chirurgia generale, l'uomo è stato affidato al direttore del reparto, Ettore Colangelo, e alla sua equipe.

La famiglia di A.R. oggi ha deciso di raccontare la vicenda clinica del congiunto e parla di «straordinaria competenza chirurgica, ma anche un’umanità rara da parte del personale sanitario» che, guidato da Colangelo, è riuscito ad affrontare un intervento delicatissimo seguendo con dovizia tutti i successivi passaggi terapeutici. Oggi, dopo un lungo calvario, A.R. è in ripresa. «Al dottor Colangelo e a tutto il suo reparto dobbiamo la vita di nostro padre», sottolinea la famiglia, «non solo hanno operato con eccellenza tecnica, ma ci hanno sostenuto con sensibilità, disponibilità e vicinanza umana nei momenti più bui. Oggi nostro padre, con gradualità, sta tornando a condurre una vita normale, e questo è il risultato del loro straordinario impegno». Stando ai racconti dei familiari, a rivelarsi fondamentale è stato anche il contributo degli altri reparti coinvolti, ovvero la Chirurgia toracica, la Gastroenterologia ed endoscopia digestiva, la Medicina interna, la Riabilitazione motoria e logopedica, insieme al lavoro instancabile di infermieri e operatori sanitari che hanno seguito meticolosamente ogni fase del percorso. Sempre per i familiari di A.R. «questa vicenda, che ha visto coinvolti più ospedali della provincia e anche l’Azienda ospedaliera universitaria di Padova per controlli successivi, è la dimostrazione di come la sanità pubblica, pur tra carenze strutturali e di risorse, sappia esprimere eccellenze capaci di compiere veri e propri miracoli».

Ora, dopo oltre un anno di paure e speranze, A.R. può riprendersi la sua vita e tornare pian piano alla normalità. «Quando alla competenza medica si uniscono sensibilità e dedizione, la sanità diventa non solo cura, ma anche speranza concreta di rinascita», è il pensiero e il messaggio di fiducia dato dai familiari.

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