Spaccio grazie alle chat criptate: ci sono altri 12 minorenni indagati

Dopo i sei arresti si allarga l’inchiesta sul maxi traffico di hascisc e cocaina scoperto in città. La giudice: «Hanno mostrato grande capacità organizzativa movimentando grosse somme»
TERAMO. Gli arresti scoperchiano il vaso di Pandora. Perché l’inchiesta sulla banda di minorenni (tutti tra i 16 e i 17 anni) pronta a gestire un maxi spaccio di droga tra i coetanei svela l’ennesima storia di criminalità giovanile e suona un altro allarme sociale. Nell’inchiesta della Procura per i minori (fascicolo non ancora chiuso del procuratore David Mancini), ci sono anche 12 indagati, in gran parte minori di 18 anni. Tutti sono accusati di cessioni in un panorama, scrive la giudice Flavia Martinelli nell’ordinanza di custodia «non privo di emulazioni da parte di giovani avvezzi a comportamenti devianti e antisociali con condotte illecite idonee a proseguire finché non arginate da un intervento giudiziario».
E aggiunge: «Gli stessi hanno mostrato elevata capacità organizzativa, riuscendo sempre a rifornire gli acquirenti dello stupefacente richiesto, alimentando un fitto mercato illecito con evidente pregiudizio psico-fisico di un gran numero di giovani consumatori, molti dei quali minorenni, e movimentando ingenti flussi monetari». Con una finestra spalancata su una realtà che la giudice non esita a definire allarmante. «Allarmante», si legge nel provvedimento, «risulta la presenza di gruppi di giovani nel contesto cittadino caratterizzati dall’unitario scopo dello smercio di stupefacenti. Ciò con forte pregiudizio verso la comunità cittadina e, soprattutto, delle giovani generazioni che costituiscono sostanzialmente la clientela di riferimento».
Secondo l’indagine della Procura nell’attività di spaccio sono stati coinvolti anche alcuni familiari dei minorenni: un padre, una madre e uno zio la cui posizione è ora all’esame della Procura ordinaria. Per l’accusa, che resta ancora tutta da dimostrare nei successivi passaggi del procedimento, il gruppo gestiva un maxi spaccio di droga all’interno del circuito cittadino teramano e spesso in prossimità di istituti scolastici. Sempre per la Procura il gruppo manteneva i contatti, attraverso telefonini o tablet, su delle piattaforme caratterizzate da un particolare, cioè molto alto, livello di criptazione dei messaggi con il chiaro intento di evitare intercettazioni o altro.
Proprio utilizzando questi sistemi i ragazzi si scambiavano informazioni sul traffico di considerevoli quantitativi di sostanza stupefacente – nell’ultimo blitz è stato sequestrato oltre un chilo di hascisc nella casa di un 17enne – da far arrivare sul mercato teramano dove spacciavano dopo essersi divise le zone con gruppi di maggiorenni. Messaggi su piattaforme criptate, dunque, per organizzare spostamenti di sostanze, modalità di consegna e appuntamenti. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri che indagano, l'attività si fondava su un florido commercio che deriva dalla sistematica disponibilità di rilevanti quantità di stupefacente, acquistato attraverso il reinvestimento del denaro precedentemente guadagnato con lo spaccio.
Da qui l’idea di alcuni di loro di mettere in piedi una società per gestire i proventi dello spaccio. E nei giorni scorsi il tribunale del Riesame ha accolto alcuni ricorsi presentati dalle difese degli arrestati trasformando per alcuni la detenzione carceraria in arresti domiciliari e ne ha respinto altri mantenendo la custodia cautelare nelle comunità per minori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

