Hatria, gli americani vogliono il contratto di solidarietà

Sant’Atto, l’annuncio durante la trattativa sull’integrativo L’azienda: i 200 dipendenti devono produrre meno pezzi

TERAMO. C’è qualche spiraglio di trattativa all’Hatria. Nella fabbrica che produce sanitari a Sant’Atto qualche giorno fa si è svolta una giornata di sciopero per la disdetta del contratto integrativo da parte dell’azienda. Questo aveva annunciato in un burrascoso incontro un mese fa Thomas Kermongant, il manager della sede di Parigi del Cobe Capital, il fondo di investimenti americano che a gennaio ha acquistato l’azienda. Dopo quell’incontro, anche per aggirare le barriere linguistiche, la trattativa è passata nelle mani di un avvocato milanese, con cui ieri si è svolto il primo incontro. Le proposte ufficiali saranno avanzate dall’azienda, in un documento, venerdì. «Ci hanno detto che non si tratterebbe di unaabolizione ma di una sospensione, e questo è un concetto da chiarire meglio. Ci hanno detto anche che è loro intenzione dare una integrazione a chi perde reddito durante il contratto di solidarietà», spiega Serafino Masci della Femca Cisl. In sostanza l’avvocato e il consulente del lavoro arrivati da Milano hanno avanzato delle proposte, come il mantenimento del buono pasto o la diruzione del premio presenza da 9 a 5 euro, per una sorta di mini-integrativo che vigerebbe durante il contratto di solidarietà. Perchè, a questo punto è questa la novità, l’azienda prevede il ricorso a un contratto di solidarietà almeno per un anno. Riducendo l’orario di lavoro, si ridurrebbero i volumi produttivi, che sarebbero troppo alti per la rete commerciale attualmente esistente. In sostanza si producono 21mila pezzi al mese, mentre se ne vendono 14mila.

«Secondo noi», aggiunge Bernardo Testa della Filctem Cgil, «bisogna annullare la revoca dell'integrativo che deve rimanere valido, a parte delle eventuali modalità di sospensione momentanea su cui avrà l’ultima parola l'assemblea dei lavoratori. Per quanto riguarda il piano industriale sono stati molto vaghi. Secondo noi bisogna discutere dell'efficienza produttiva, in modo da eliminare gli scarti, che aumentano i costi di produzione. Quindi è necessaria maggiore attenzione sull'organizzazione del lavoro: gli operai è una vita che fanni questo lavoro e lo fanno bene. Non vorrei che i costi in più causati dagli scarti li paghiamo noi con il nostro integrativo aziendale».

I sindacati si riservano di leggere la proposta aziendale e poi di sottoporla all’assemblea del personale, dopo Pasqua. «Vogliamo avere il quadro chiaro su che cosa accadrà nei prossimi mesi, anche per il sito di Modena, che si occupa della parte commerciale con 15 dipendenti», conclude Masci.

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