I giovani restano tagliati fuori dalle fabbriche

22 Giugno 2007

Allarme di Confindustria: «La legge regionale sull’apprendistato è un vero flop»

TERAMO. Un vero e proprio flop che sta avendo pesanti riflessi non solo sull’organizzazione delle industrie teramane, ma sullo stesso sistema sociale della provincia. Responsabile di tutto questo è il nuovo contratto di apprendistato, varato dalla regione il 21 giugno 2005. Attualmente esistono due tipi di contratti di apprendistato, uno disposto da una legge dello Stato del 1997 e ancora in vigore e uno, chiamato apprendistato professionalizzante, ideato dalla Regione. Ed è soprattutto su questo che si appuntano le critiche di Confindustria che lancia un appello affichè venga drasticamente modificato.

«Sollecitiamo politici, amministratori regionali e sindacati», esordisce Giuseppe Marozzi, presidente della “Piccola industria” aderente a Confindustria, «ad aprire un tavolo di discussione sull’apprendistato professionalizzante. Sono molti i motivi per cui le industrie non utilizzano questo strumento, che sta fallendo in maniera eclatante i suoi scopi». Marozzi si riferisce all’ingresso dei giovani dai 18 ai 29 anni nel mondo del lavoro, che questo tipo di apprendistato dovrebbe garantire. Purtroppo non è così e Confindustria lo dimostra dati alla mano: ha eseguito uno studio sulla realtà provinciale con un docente di diritto del lavoro all’università di Teramo, Marco Marazza. «Nel 2002 e nel 2003», spiega Marozzi, «fra l’apprendistato previgente (il vecchio tipo del 1997, ndr) e i contratti di formazione e lavoro riuscivamo a inserire in azienda, anche per lunghi periodi, quasi seimila giovani. Ora, sperimentati tutti gli intoppi dell’apprendistato professionalizzante, si sono più che dimezzati. La verità è che le industrie preferiscono assumere persone con età più alta: è più conveniente. Stiamo parlando di un’intera generazione che viene tagliata fuori dal mondo del lavoro. Dobbiamo bloccare questo processo, prima di vedere disastri fra quattro o cinque anni, quando non ci sarà ricambio generazionale».

Marozzi spiega quel che accade nelle industrie teramane. Il nuovo tipo di apprendistato è di difficile attuazione. Ad esempio prevede che l’azienda attrezzi un’aula, certificata dal Comune, grande almeno 2 metri quadrati per ogni apprendista. Il sistema di formazione del giovane è poi particolarmente farraginoso. «Si sta distruggendo il vivaio delle industrie», incalza il presidente che fa notare come le assunzioni dei giovani siano scese nel primo quadrimestre del 2007 dal 37 al 33%, «visto che non è conveniente inserire un ragazzo, le imprese preferiscono il lavoro interinale: si prendono persone da 30 anni in su con contratti per 3-4 mesi. Se vanno bene ok, altrimenti non si rinnovano». Non a caso alla progressiva riduzione dell’apprendistato (che garantisce un inserimento per più anni) corrisponde un’impennata del lavoro interinale (molto più precario): nella fascia di età 15-29 anni dai 1.806 interinali del 2004 si è passati ai 3.784 del 2005, 4.191 del 2006. Nel 2007 la previsione è di 5.080.