I giudici: "Non dovevano arrestarla". Avrà solo 3.500 euro di risarcimento

22 Aprile 2014

Silvi, la Corte d’appello accoglie il ricorso per ingiusta detenzione della segretaria di “Non solo affitti” Assolta in primo e secondo grado, è stata un giorno in carcere e quasi un mese ai domiciliari

SILVI. Nel 2009 venne arrestata a Silvi con l’accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione con il suo datore di lavoro, l’agente immobiliare Carmine Giansante (condannato in primo grado a due anni solo per il favoreggiamento). Secondo l’accusa della procura affittavano case alle prostitute ben sapendo quello che avveniva negli alloggi. Da queste accuse Gigliola Di Michele, 52 anni, è stata assolta sia in primo sia in secondo grado: dal favoreggiamento per non aver commesso il fatto e dallo sfruttamento perchè il fatto non sussiste. Oggi lo Stato la risarcisce con 3540 euro: tanto valgono 28 giorni ai domiciliari, uno in carcere, due processi, una vita stravolta. Ma la Corte d’appello mette nero su bianco un assunto che vale più di ogni risarcimento: la donna non avrebbe dovuto essere arrestata. «Ritenuto che nel caso di specie davvero devono ritenersi sussistenti i presupposti per l’accoglimento della domanda», si legge nel provvedimento con cui i giudici della Corte d’appello dell’Aquila hanno accolto il ricorso per l’ingiusta detenzione (presidente Fabrizia Francabandera a latere Armanda Servino, «non potendo condividersi l’assunto dell’Avvocatura distrettuale dello Stato secondo cui la richiedente avrebbe dato causa o concorso a dare causa per colpa grave alla custodia cautelare subita, non emergendo dagli atti l’eventuale esistenza di condotte dell’istante gravemente colpose ed eziologicamente rilevanti ai fini dell’adozione e del mantenimento della misura cautelare e, comunque, la medesima, nel corso dell’interrogatorio di garanzia cui fu sottoposta negò l’addebito e fornì la sua versione dei fatti. L’istante, inoltre, avanzò prontamente istanza di revoca della misura cautelare applicata, ma la stessa fu respinta».

La donna, che nel corso dei processi penali è stata assistita dall’avvocato Monica Passamonti e per l’ingiusta detenzione dall’avvocato Annabianca Cocciarficco, è stata assolta in primo grado nel 2010. La procura ha fatto ricorso ma i giudici di secondo grado hanno respinto il ricorso confermando l’assoluzione per la donna. All’epoca dei fatti ,secondo l’accusa dei carabinieri, i titolari di varie agenzie in più occasioni avrebbero affittato appartamenti alle “lucciole” ben sapendo che in quelle case le ragazze si prostituivano. In più occasioni militari avrebbero avvisato i titolari delle agenzie, sollecitando provvedimenti mai arrivati. Le ragazze rimasero nei loro appartamenti e in qualche caso sarebbero state spostate anche in altri alloggi. Per mesi i carabinieri avevano raccolto le proteste dei residenti del quartiere la Piomba, seguito le mosse degli agenti immobiliari e improvvisatisi clienti per entrare negli appartamenti.(d.p.)

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