I giuliesi costruiscono un ospedale in Kenya

Il pediatra Calafiore: «Contiamo di ultimarlo entro l’anno»
GIULIANOVA. Un gesto di solidarietà, anzi, tanti gesti di solidarietà, che si sono trasformati in mattoni e malta. E’ iniziata la costruzione dell’ospedale pediatrico a Marafiki, in Kenya, resa possibile grazie alle donazioni provenienti soprattutto da Giulianova, ma anche da Pescara, Ascoli e San Benedetto.
Il progetto è di “Pediatri per l’emergenza”, associazione registrata a Giulianova ma ormai estesa praticamente in tutta l’Italia, riconosciuta il 6 marzo dal dipartimento nazionale di Protezione civile come referente per l’area pediatrica. E’ presieduta dal pediatra Paolo Calafiore, che opera negli ospedali di Giulianova e Sant’Omero. Il pediatra ha lanciato il “Progetto Kenya” da due anni e dopo lunghe trattative con il governo keniota l’associazione ha ottenuto tutte le autorizzazioni. Calafiore - accompagnato da Andrea Cicchinè, che segue insieme a lui il progetto - è appena tornato dall’isola fluviale di Marafiki, dove è in fase di costruzione l’ospedale. «Abbiamo portato in Kenya 15mila euro, raccolti per buona parte con la cena organizzata l’anno scorso a Giulianova: 400 persone mi hanno dato stima e fiducia contribuendo con 9mila euro, a cui si sommano altre donazioni arrivate da tutta la regione e da aziende da tutta Italia. Con questi soldi abbiamo realizzato le fondamenta e le mura perimetrali. La struttura autorizzata dal governo prevede tre stanze di degenza, una sala parto, una nursery e un ambulatorio. Il preventivo per la struttura muraria è di 45mila euro: il nostro obiettivo è raggiungere questa soglia per dare continuità al progetto. Oggi ho appena fatto un bonifico di duemila euro con l'ultima donazione ricevuta, proprio per cercare di non interrompere i lavori. Altri soldi cercheremo di trovarli con un'altra cena il 7 giugno a Giulianova e poi siamo in trattative con due grosse aziende nazionali che vorrebbero sposare il progetto».
Calafiore spera di ultimare la struttura entro l’anno. Per gli arredi e la strumentazione non dovrebbero esserci problemi. «Abbiamo contattato il direttore sanitario della Asl di Teramo, Camillo Antelli, che ora formalizzeremo la richiesta per avere materiale in disuso, ad esempio vecchi ecografi. Essendo previste la sala parto e la nursery - per la cui gestione c’è già un accordo di massima con l’università dell’Aquila e con il professori Felice Patacchiola che dirige a Sant’Omero il reparto di ostetricia e ginecologia, ndr - chiederemo anche materiale per la sala parto, lettini e quel minimo di tecnologia semplice gestibile in quegli ambienti». Ma già a fine agosto i medici di “Pediatri per l’emergenza” saranno in Kenya a fare formazione ai colleghi locali. «Sarà una sorta di interscambio culturale: noi riceveremo formazione sulle patologie tropicali, mentre loro sono carenti sull'emergenza. La nostra associazione è composta da 450 pediatri su scala nazionale: faremo “squadre” con turni di 15 giorni. E questo anche successivamente, per la gestione dell’ospedale», spiega.
L’ospedale sorge in un’area dove c’è già una scuola con700 bambini e un orfanotrofio che ne ospita 60, gestiti da un’associazione italiana. «Nell’isola vivono 4mila persone: l’abbiamo scelta perchè i bambini non riescono ad essere trasportati sulla terraferma quando si ammalano: per arrivare al primo punto di soccorso a Malindi sono necessarie 4 ore di viaggio. Ovviamente l’ospedale curerà anche gli adulti. La difficoltà di collegamento pesa anche sul cantiere: abbiamo dovuto costruire una zattera per trasportare i materiali», racconta il pediatra che quando va in Kenya paga il viaggio di tasca propria, «Ogni volta che vado lì porto a casa più di quello che dò: è un ambiente incredibile, con una visione della vita diversa. E' importante per ogni professionista fare esperienze del genere».
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