Il Comune di Teramo userà i migranti per la cura delle aree verdi

Brucchi lo annuncia in Fondazione e attacca: "Sui rifugiati burocrazia pazzesca". La direttrice di Casa Madre Ester: "Dai politici non bisogna aspettarsi nulla"

TERAMO. Il Comune impiegherà i migranti in lavori di pubblica utilità. Lo ha annunciato il sindaco Maurizio Brucchi a margine del convegno organizzato dalla Fondazione Tercas sui flussi migratori sottolineando che la giunta, all'inizio della prossima settimana, approverà la delibera che destina cinque rifugiati ospiti in città ad attività pulizia di aree verdi e manutenzione ordinaria. Si tratta del primo passo di un progetto, gestito dai servizi sociali dell'ente che fanno capo all'assessore Eva Guardiani, che a breve proseguirà con il coinvolgimento di altri cinque dei cento stranieri accolti sul territorio comunale. Teramo, dunque, si aggiunge così alle altre amministrazioni locali della provincia che hanno impiegato i migranti in attività di pulizia e miglioramento del decoro urbano.

«Abbiamo formato i primi cinque migranti completando tutti gli adempimenti richiesti», sottolinea il primo cittadino, «in modo che si possano rendere utili». Brucchi, però, invoca un cambio di passo sia per la «burocrazia pazzesca che peggiora solo la situazione», sia nel «modo di accogliere queste persone». Il sindaco fa risaltare le difficoltà degli amministratori nel fronteggiare le difficoltà prodotte dalla gestione dei flussi migratori citando il caso dei cosiddetti "minori non accompagnati" di cui il Comune è chiamato a prendersi cura. «Sono in costante aumento», spiega, «e siamo arrivati a un livello di spesa che sfiora i 400mila euro l'anno». Secondo Brucchi, insomma, sarebbe necessario intensificare le attività di controllo e gli accertamenti che consentono di distinguere tra le diverse condizioni in cui si trovano i migranti in arrivo.

L'intervento del primo cittadino ha fatto da corollario alla presentazione della ricerca, finanziata dalla Fondazione, condotta da Everardo Minardi per conto dell'università sul tema: "Cavalcando i flussi: immigrati, mercato del lavoro e integrazione sociale e culturale nella provincia di Teramo". Il docente ha illustrato i campi dell'analisi sviluppata con istituzioni ed enti locali tramite raccolta di dati, seminari e incontri con gruppi d'immigrati. Tra questi sono rientrati i "mercati del lavoro", le imprese etniche, la pluralità linguistica e la comunicazione attraverso diverse forme d'arte, nonché le condizioni di salute degli stranieri presenti nel Teramano. «I flussi migratori hanno radici in tempi passati, soprattutto nella zona costiera», ha evidenziato Minardi, «ma il fenomeno è progressivamente cambiato ponendo problemi non solo strumentali ma di una nova accoglienza di una popolazione che arriva per ripartire verso altre destinazioni sottraendosi anche alle norme». Il docente ha chiarito che la ricerca ha seguito un "approccio qualitativo" nel quale hanno trovato riscontro più le emozioni che i numeri, per cui le conclusioni nel dibattito di ieri sono rimaste inespresse.

L'incontro, coordinato dalla presidente della Fondazione Tercas Enrica Salvatore, si è concluso con la testimonianza della direttrice della casa famiglia "Madre Ester" Sabrina De Flavis. Nel ricordare don Silvio De Annuntiis, fondatore della struttura di Scerne, la dirigente ha evidenziato alcune buone pratiche di accoglienza degli stranieri non risparmiando anche una bacchettata alla classe dirigente. «Non ci dobbiamo aspettare nulla dai politici di turno e dalle istituzioni», ha fatto notare, «ma ognuno di suo può fare qualcosa».

Gennaro Della Monica

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