In liquidazione il versante teramano del Gran Sasso

Lo hanno chiesto Provincia e Camera di commercio nell’assemblea dei soci. La società gestisce gli impianti di risalita: ora è a rischio la stagione estiva

TERAMO. In agonia la Gran Sasso teramano, la società che gestisce gli impianti di risalita sul versante teramano del massiccio. Nel corso dell’assemblea dei soci che si è svolta ieri mattina, il presidente della Provincia, Renzo Di Sabatino, ha proposto la liquidazione volontaria della società.

Una richiesta che segue a quella fatta con un’apposita delibera dalla Camera di commercio che ha deciso di dismettere le proprie quote (il 42%) non mettendole in vendita ma chiedendo la liquidazione della società. Alla fine il 94% dei soci (la Provincia detiene il 52% delle quote) ieri ha chiesto la liquidazione volontaria della società. Decisione adottata «constatate le difficoltà legate all’affidamento di gestione degli impianti», si legge in una nota della Provincia, «dopo l’affidamento al consorzio “Prati & Co” della gara quinquennale per la gestione della cabinovia di Prati di Tivo, infatti, il consorzio non ha mai sottoscritto il contratto ritenendolo troppo oneroso (156mila euro all’anno più Iva, l’offerta con cui è stato aggiudicato il bando alla società di Erminio Di Lodovico, ndr) ma anche a Prato Selva si registrano delle forti criticità e il gestore è in arretrato con il pagamento dei canoni». Di Sabatino, quindi, ha espresso «forte preoccupazione per la situazione che si è venuta a determinare nonostante gli sforzi profusi dalla Provincia, situazione che rischia di pregiudicare la sorte di un comprensorio turistico, quello di Prati di Tivo-Prato Selva fra i più importanti dell’Appennino».

La richiesta di liquidazione volontaria dà inizio a una nuova fase della Gran Sasso teramano. Adesso il presidente Marco Bacchion potrà gestire solo l’ordinaria amministrazione. Questo significa che il rischio, che già si profilava all’orizzonte, di paralisi degli impianti per la stagione estiva, è quasi una certezza.

Bacchion entro una ventina di giorni convocherà di nuovo i soci che provvederanno alla nomina del liquidatore. Il problema è che a giugno sarà tardi per programmare la riapertura della seggiocabinovia. Il presidente, visto il semi-forfait dato dalla società che ha vinto il bando, stava sondando la disponibilità dell’altra società che ha partecipato, la "Gran Sasso Prati" scarl presieduta da Paolo Di Furia, che corrisponde - con qualche cambiamento - al vecchio consorzio di operatori turistici che ebbe in gestione gli impianti un'estate di quattro anni fa. La Gran Sasso Prati” è arrivata seconda nella gara del novembre scorso. Un incontro si terrà domani, ma Bacchion, a meno di autorizzazioni dei soci, non potrà sottoscrivere alcun atto, in caso la società sia disponibile ad assumere la gestione degli impianti.

Bacchion non vuole commentare la decisione di ieri, limitandosi a dire laconicamente: «Non è mia funzione commentare le decisioni della proprietà, ne prendo atto e mi riservo di esprimere la mia opinione quando non avrò più ruoli».

Peraltro nell’assemblea di ieri (a cui era presente anche la Regione rappresentata dall’assessore Dino Pepe) non sono stati approvati i bilanci 2014 e 2015 della società perché «permangono contrasti sulle poste di credito nei confronti della Provincia» anche se, ha specificato Di Sabatino «si tratta di questioni più formali che sostanziali perché dopo la transazione con l’Unicredit la situazione aggiornata ad oggi non presenta più le perdite del 2014 e del 2015».

Di Sabatino vuol «convocare quanto prima una riunione con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, Regione e Comuni in primis, coinvolgendo anche le Dmc turistiche per valutare scenari e soluzioni».

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