«Inquinamento: allarme sottovalutato»

Esposto-querela in procura dei Verdi. Così Marsilii accusa il sindaco e l'assessore

ALBA ADRIATICA. Tre settimane dopo la moria di pesci nel Vibrata, la federazione locale dei Verdi tira le somme e presenta un esposto-denuncia alla procura della Repubblica di Teramo. Nell'atto recapitato alla magistratura si ripercorrono le tappe che hanno dato avvio alla vicenda ed alla sequela di esami fino all'inchiesta della procura che per ora vede due indagati. La task force ambientale guidata da Giuliano Marsili è stata la prima a segnalare e fotografare l'agonia e la morte dei pesci alla foce del torrente Vibrata.

L'ESPOSTO. L'allarme inquinamento scattò alle 7 del 15 agosto. «Il mio esposto si basa su tre punti», spiega Marsili a tre settimane di distanza dall'accaduto, ribadendo di essere stato investito del ruolo di rappresentante dei Verdi dal partito provinciale e regionale, «il primo è la sottovalutazione del rischio da parte dell'amministrazione comunale di Alba, in particolare del sindaco Franchino Giovannelli e dell'assessore all'ambiente Gabriele Viviani. Il secondo punto è la certezza che, da sopralluoghi effettuati dal 15 al 18 agosto ad ovest del depuratore consortile e del bypass nei pressi della rotatoria all'uscita del casello dell'A14 Val Vibrata, l'acqua era limpida e non maleodorante e non presentava liquami di nessun genere fino a Sant'Egidio. Il terzo punto è che da un'analisi effettuata nell'arco di sei mesi il depuratore del centro commerciale Val Vibrata non era pienamente attivo e quindi gli ambientalisti si sono posti la domanda: dove venivano scaricati i liquami?».

I LAVORI LAMPO. Marsili fa notare come, dopo l'allarme inquinamento, si sia notato un movimento di ruspe. «A partire dal 16 agosto, non appena il caso è scoppiato sulla stampa, si è notata una intensa attività di lavori edili e movimento terra proprio nei pressi dello stesso depuratore, che va ricordato è privato, gestito da ditte private e oggetto spesso di segnalazioni per malfunzionamento», sottolinea il rappresentante ambientalista, «ho atteso volutamente fino ad oggi per raccogliere molte foto e una quantità di dati e informazioni utili all'indagine già attivata dalla procura di Teramo. Sono stato accusato di facile allarmismo, estremismo ed esagerazione, sono stato oggetto di numerose telefonate di minaccia e pressioni e anche insultato in mezzo alla strada, tacciato di essere il responsabile della cattiva immagine che hanno dato di Alba Adriatica i media, responsabile di aver rovinato la stagione turistica. Tengo a precisare, intanto, che ciò che ho denunciato non è un fenomeno circoscritto al giorno di Ferragosto, che anzi si ripete da circa 10 anni, sempre segnalato e denunciato e portato all'attenzione delle amministrazioni della Val Vibrata, dell'Unione di Comuni, della Provincia e della Regione in più occasioni e in qualche caso anche prima dell'inizio della stagione turistica».

IL TAVOLO MANCATO. Marsili si è sgolato a dire che bisognava stringersi attorno ad un tavolo per il Vibrata. «Questa problematica si poteva affrontare, risolvere e prevenire con la costituzione di un tavolo a livello provinciale con la presenza delle associazioni ambientaliste», dice Marsili, «Tavolo al quale, guarda caso, nonostante le leggi comunitarie lo prevedano, gli ambientalisti non vengono mai convocati. Il motivo? Gli scheletri che la classe politica ha nell'armadio, ragion per cui nessun partito si è pronunciato sull'accaduto. Dove sono finiti tutti quei rappresentanti che hanno promesso in campagna elettorale di operare a favore della Val Vibrata e della provincia di Teramo?».

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