L’Hatria volta pagina e riparte Ecco il piano degli americani

Il fondo di investimento Usa che ha acquistato l’azienda di Sant’Atto ieri ha incontrato i sindacati La produzione riprende il 24 febbraio, si punterà a fare sanitari sia di fascia alta che economica

TERAMO. Hatria, si riparte. So è svolto ieri nella sede di Confindustria l’incontro fra la nuova proprietà della fabbrica di Sanitari e i sindacati. Presente alla riunione Thomas Kermongant, il manager della sede di Parigi del Cobe Capital, il fondo di investimenti americano che ha acquistato mercoledì pomeriggio l’azienda di Sant’Atto. Accanto a lui il direttore dello stabilimento Ercole Cialini e Luciano De Remigis di Confindustria. Per la parte sindacale, oltre alla Rsu, Serafino Masci della Femca Cisl e Bernardo Testa della Filctem Cgil.

Il manager non ha dato dettagli sull’operazione di acquisizione, ponendo l’attenzione più sugli aspetti organizzativi. La produzione riprenderà il 24 febbraio in maniera graduale. La manutenzione degli impianti rimasti fermi dal luglio scorso durerà fino al 7, il resto del periodo servirà a riavviare gli impianti e spostare determinate attrezzature.

La nuova proprietà ha intenzione di proseguire nell’incentivazione degli esodi. Così come i predecessori, offrirà 40mila euro lordi a chi vorrà licenziarsi. Finora hanno accettato in 25, l’obiettivo originario era arrivare a 40 lavoratori. Per la commercializzazione dei sanitari - il “tallone d’Achille” dell’organizzazione per cui le vendite hanno subito un forte calo - questa per tutto il 2014 rimarrà a Sassuolo, ma nel 2015 si sposterà tutto a Teramo.

Di più non è stato detto: l’azienda illustrerà il piano commerciale e quello industriale a metà febbraio. Per ora si sa che la nuova proprietà vuole puntare su una produzione medio alta, affiancata da una produzione più commerciale. Intanto oggi alle 14 si svolgerà l’assemblea dei 200 lavoratori e in questa sede si deciderà se eliminare il picchetto davanti ai cancelli. «Diamo un giudizio cautamente positivo», commenta Testa, «dobbiamo verificare qual è il piano industriale. In un momento di crisi come questo è stata trovata un’alternativa che sembra valida: noi avevamo capito che la Marazzi avrebbe chiuso l’Hatria. Questa alternativa ha salvato 200 posti di lavoro».

«E’ positivo è che la vicenda estenuante della vendita si è conclusa», aggiunge Masci, «voltiamo pagina. Ora si tratta di capire come riportare lo stabilimento ai livelli di qualche anno fa. Aspettiamo di verificare gli impegni, finora espressi in modo informale: che vengano precisati in un piano industriale organico per capire gli obiettivi che questo gruppo persegue. A differenza di Marazzi, ora siamo davanti a un interlocutore che si propone degli obiettivi di rilancio del sito. Ma su questi non ci possiamo esprimere perchè non li conosciamo». (a.f.)

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