L’omicida di Alba fa lo sciopero della fame

10 Maggio 2014

Il detenuto Marsili non beve, non mangia e rifiuta l’insulina: «Sono malato, qui non mi curano bene»

ALBA ADRIATICA. Una sola richiesta: essere curato da uomo e non da numero. Andrea Marsili, il 43enne di Alba da un anno in carcere con l’accusa di omicidio volontario per aver accoltellato a morte l’ex cameriere 72enne Gabriele Di Clemente, ha scelto lo sciopero della fame e della sete per portare fuori da Castrogno il suo disagio. Non solo niente cibo e niente acqua, ma anche niente insulina. Il che, per un diabetico, è anche peggio del rifiutare cibo e acqua. Marsili chiede più cure sanitarie, più controlli medici e più colloqui con gli psicologi. Ma in tempi di spending review nulla è scontato. E’ un disagio che affida alle parole del suo avvocato Florindo Tribotti: «E’ un mezzo di Marsili per riaffermare la propria identità di detenuto soprattutto nel rapporto con l’autorità sanitaria chiamata a presidiare la sua salute con cure ed interventi necessari per il suo complesso stato di salute sia psichica che fisica». Va detto che da qualche anno la gestione sanitaria dei detenuti non è di competenza dell’amministrazione penitenziaria ma delle Asl. Intanto è slittata a giugno l’udienza preliminare fissata ieri e prevista per l’audizione del perito nominato dal gup Giovanni de Rensis che ha accolto la richiesta di rito abbreviato condiziato ad una perizia psichiatrica. Richiesta presentata dallo stesso difensore che nei mesi scorsi ha depositato una consulenza psichiatrica di parte che riconosce la totale incapacità di intendere e di volere di Marsili e la sua non pericolosità sociale. L’uomo si è sempre difeso sostenendo di essere stato aggredito e per questo, all’epoca dei fatti, la procura (il pm titolare del caso è Bruno Auriemma) dispose anche una consulenza su alcune sue ferite.La cosa certa è che vittima e aggressore non si conoscevano bene e che la sera del 12 aprile Marsili si era ritrovato a casa dell’anziano perchè era in compagnia di altri due che invece conoscevano l’ex giardiniere e che da lui dovevano andare a cena. Marsili, quella sera, era stato l’unico dei tre invitati a trattenersi nella casa di via Volturno dopo la cena. Gli altri due erano andati via e lui era rimasto. Al suo avvocato ha sempre ripetuto di essersi addormentato sul divano e di aver reagito ad un’aggressione. Il corpo di Di Clemente venne trovato sull’uscio della sua abitazione. Ci fu una traccia che gli investigatori seguirono da subito e che li portò ad identificare Marsili. Subito dopo il fatto, quando uscì dall’abitazione dell’ex giardiniere, l’uomo telefonò al padre: «E’ successo qualcosa di brutto, ora torno». (d.p.)

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