La Asl si difende: ha rifiutato la visita

14 Gennaio 2010

Rimasta incinta chiede mezzo milione di risarcimento dei danni.

TERAMO. «In ospedale la pillola non è stata data perchè la donna si è rifiutata di sottoporsi ad una visita medica». La Asl si difende e dà la sua versione. Il caso è quello della teramana che ha citato l’azienda sanitaria in tribunale con l’accusa di non averle prescritto il medicinale dopo un rapporto sessuale in seguito al quale è rimasta incinta. A maggio la seconda udienza davanti al giudice civile.

Secondo Bruno Massucci, l’avvocato che rappresenta l’azienda sanitaria nel procedimento, «la documentazione in possesso della Asl certifica che all’ospedale di Giulianova la donna si è rifiutata di sottoporsi ad una visita nel reparto di ostetricia e ginecologia, così come invece dispone il protocollo che regola la distribuzione della pillola del giorno dopo». Secondo la Asl, inoltre, non risulterebbe che la donna, prima di recarsi in ospedale, si sia rivolta ad una guardia medica. «Tutte le richieste», dice Massucci, «vengono registrate per legge, quella della donna però non c’è».

La mamma, rappresentata dall’avvocato Felice Franchi, chiede un risarcimento di mezzo milione di euro e per il momento preferisce non rilasciare dichiarazioni.
Oltre alla maternità non voluta, ha dovuto far fronte anche alla decisione del partner di non riconoscere il bambino che è nato da quel rapporto sessuale. Il caso inizia tre anni fa, quando durante un rapporto sessuale all’uomo che è con lei si rompe il preservativo, causando così la dispersione del liquido seminale.

Quando la giovane si accorge della lacerazione del profilattico, inizia una sorta di pellegrinaggio tra strutture sanitarie e ambulatori medici, per chiedere la pillola del giorno dopo ed interrompere così quella gravidanza non programmata. Per prima cosa prova a chiedere aiuto alla guardia medica di Tortoreto, che però, secondo la sua accusa, si sarebbe rifiutata di prescriverle l’anticoncezionale. Il giorno dopo, sempre secondo quanto denunciato dalla donna nell’atto di citazione, tenta la strada del pronto soccorso dell’ospedale di Giulianova dove i medici la indirizzano al reparto di ginecologia.

La donna dice che qui ha ricevuto un nuovo categorico no alla pillola, mentre la Asl sostiene che ha rifiutato di essere visitata e che quindi, in assenza di questo controllo, nessuno avrebbe potuto prescriverle il medicinale. Dopo nove mesi da quale rapporto è nato un bambino, che il padre ha deciso di non riconoscere. La donna, si legge nell’atto di citazione dell’azienda sanitaria, «ha dovuto affrontare la gravidanza da sola subendo un danno morale, biologico, esistenziale, patrimoniale e alla vita di relazione». Un danno per cui ora chiede di essere risarcita con mezzo milione di euro.