La Banca di Teramo chiede il fallimento di Aldo Di Francesco

Contesa su un prestito da un milione concesso sei anni fa e non ancora restituito, il 20 gennaio l’udienza in tribunale

TERAMO. Il prossimo 20 gennaio davanti al giudice delegato ai fallimenti del tribunale di Teramo, Giovanni Cirillo, si discuterà l’istanza di fallimento che la Banca di Teramo di credito cooperativo ha presentato nei confronti della società immobiliare Ladis Spa, riconducibile all’imprenditore ed editore televisivo teramano Aldo Di Francesco. La vicenda giudiziaria nasce dall’acquisto, da parte di Di Francesco, dell’emittente televisiva Teleponte. Acquisto che sarebbe stato pagato dall’imprenditore con soldi prestatigli dalla Banca di Teramo. Circa un milione di euro, per restituire i quali la Ladis avrebbe concordato un piano di rientro che, a quanto pare, è rimasto lettera morta. Con un’aggravante: la cessione di Teleponte da Ladis a un’altra società, riconducibile a familiari di Di Francesco. I vertici della banca fondata da Antonio Tancredi avrebbero lasciato correre per qualche anno, ma quando – nel corso del 2014 – alla direzione generale è arrivato Fernando De Flaviis la musica è cambiata. De Flaviis si è dedicato ad una più incisiva attività di recupero dei crediti e ha chiesto a Di Francesco di rientrare. Non essendoci stato riscontro da parte dell’imprenditore, la Bcc ha proposto istanza di fallimento.

L’ACQUISTO. L’acquisto di Teleponte da parte di Di Francesco matura tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, quando l’impero della famiglia Malavolta si sta sgretolando e in particolare Romano Malavolta junior, all’epoca presidente del Teramo calcio, sta vendendo tutto il vendibile sia per le sue gravi condizioni di salute che per le sue difficoltà finanziarie. La Ladis Spa di Di Francesco compra la Fin television, società dei Malavolta proprietaria di Teleponte, per circa un milione di euro. L’immobiliarista paga con soldi che gli presta la Banca di Teramo, con la quale si mette d’accordo per un piano di rientro che, grosso modo, è così stabilito: la metà in rate periodiche da 50mila euro, poi una maxi rata da circa 400mila euro. Di Francesco comincia a pagare, ma abbastanza presto smette di farlo. Non solo: la società Fin television, rimasta proprietaria di Teleponte, viene ceduta da Ladis a una società di nuova costituzione nel cui cda compaiono persone riconducibili alla famiglia di Di Francesco. Una cessione, dunque, che non sarebbe stata pagata un euro.

LA SVOLTA. La situazione resta congelata fino a quando alla direzione generale della Bcc arriva Fernando De Flaviis, il quale comincia il suo mandato in un momento molto difficile per le banche in generale e anche per quella di viale Crucioli. De Flaviis si mette a scandagliare i conti alla ricerca delle situazioni più pesanti da sanare. Quando s’imbatte nel caso Teleponte, intima a Di Francesco di onorare il piano di rientro. Non ottenendo soddisfazione decide di proporre l’istanza di fallimento contro Ladis, ipotizzando un’operazione poco chiara nella cessione societaria nel frattempo avvenuta.

L’UDIENZA. Il 20 gennaio il giudice Cirillo esaminerà l’istanza ma difficilmente, quel giorno, deciderà se accoglierla o meno. Se ci fosse il fallimento di Ladis, ci sarebbe anche la revoca del passaggio di Fin television all’altra società e questo comporterebbe gravi rischi per il futuro di Teleponte. Ma è presto per dirlo. E, in ogni caso, è al tribunale che toccherà scrivere i prossimi capitoli della vicenda.

©RIPRODUZIONE RISERVATA