il dibattito sul progetto 

«La copertura offende la città» 

Teatro romano, l’intervento del docente e storico Di Natale

TERAMO. Per Tonino Di Natale, docente e autore di diverse pubblicazioni storiche sulla città, il teatro romano di Teramo è «una ferita troppo a lungo gestita dalla faciloneria demolitrice di alcuni amministratori, imprenditori e privati che hanno costretto in uno stato di ansia perenne la maggioranza dei cittadini teramani». Di Natale ricorda che la città «di distruzioni improprie ne ha subìte tante, assistendo stancamente al lungo elenco delle bellezze storiche abbattute: la fontana monumentale dei Fasci di piazza Garibaldi abbattuta nel 1947, il “due di coppe”, all’inizio di corso San Giorgio, abbattuto nel 1926, il Teatro comunale abbattuto nel 1959, la Fontana delle Piccine, in via Carducci, del teramano Luigi Cavacchioli abbattuta nel 1951, l’arco del Teatro romano abbattuto negli anni 1950, l’arco di Monsignore abbattuto nel 1968, vari altri reperti archeologici scoperti e impropriamente ricoperti, come taluni pavimenti mosaicati cementati dalla costruzione di moderni palazzi».
Per il docente «ciò che non è concepibile, dopo che la città ha subìto vari scempi, è la copertura di una struttura storica con pesante ferro e vetro, come è stato presentato il Teatro romano dalla stampa locale. Questo velato percorso operativo dei vertici istituzionali offende la cultura e la dignità della cittadinanza. L’oscuramento del teatro riduce notevolmente la visione globale e il senso artistico e storico del manufatto. Certamente il conto economico per realizzare la copertura e la chiusura del reperto sarà dispendioso e mal sopportato dalla maggioranza dei teramani. Il turista che si trova davanti ad un muro di vetro e ferro non riesce ad osservare la struttura e il senso estetico dell’opera millenaria. Così non s’è provveduto a coprire l’Arena di Verona, il Colosseo e i Fori Imperiali di Roma o l’Anfiteatro di Siracusa per timore di nuocere alle rispettive strutture a causa di agenti atmosferici e inquinanti. Per tutelare al meglio l’opera», conclude Di Natale, «sarà necessario provvedere ad una corretta e ciclica manutenzione come si usa procedere per la propria abitazione».