La curia investe sull'energia solare

Inaugura un grande campo fotovoltaico, venderà l'elettricità prodotta

TERAMO. Il "fratello sole" lodato da San Francesco nel Cantico delle creature si sta trasformando per la curia teramana in una grande opportunità di produrre e sfruttare energia pulita e rinnovabile. Domani, alle 11, il vescovo Michele Seccia inaugurerà un grande impianto fotovoltaico fatto realizzare dall'Istituto per il sostentamento del clero della diocesi di Teramo-Atri.

Si tratta di un campo fotovoltaico di 10mila metri quadri che sorge in località Piano di Corte a Canzano ed è capace di produrre 500 Kwp, ovvero l'energia sufficiente al fabbisogno di 500 famiglie: l'impianto, realizzato dalla società Bienergy con pannelli in silicio montati a terra, è stato posizionato su uno dei moltissimi terreni agricoli di proprietà della curia. Tutta l'energia prodotta confluirà nella rete elettrica e quindi produrrà anche un ritorno economico dell'investimento, effettuato su un terreno altrimenti infruttuoso.

Il progetto è stato presentato ieri mattina nel salone dell'Episcopio di Teramo dal vescovo Michele Seccia, da don Giovanni Giorgio, presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero, e da Pasquale Bonomo, direttore commerciale di Bienergy. A tagliare il nastro del nuovo impianto domani alle 11 a Canzano ci saranno anche il presidente dell'azienda produttrice Claudio Bassetti e diversi amministratori locali.

Quello realizzato a Piano di Corte - non lontano dalla statale 150 - è il secondo impianto inaugurato su un terreno di proprietà della diocesi, dopo quello di Morro d'Oro (molto più piccolo: 150 Kwp) nel 2009. «Si tratta di un'operazione di conversione del patrimonio dell'Istituto», ha spiegato don Giovanni Giorgio, «non c'è solo un aspetto di convenienza ma anche motivazioni di tipo etico e teologico: ci è sembrato che investire in questo modo fosse positivo».

L'impianto avrà un impatto ambientale minimo: i pannelli sono stati installati senza ricorrere al cemento, non sono visibili dalla statale e una volta rimossi saranno riciclabili e non lasceranno danni al terreno.

«Il tempo giudicherà la qualità di questa iniziativa», ha spiegato monsignor Seccia, «ma è tempo di confrontarsi in modo intelligente sulla natura: basta guardare cosa sta accadendo nel golfo del Messico o a cosa vogliono fare in Abruzzo», ha aggiunto, riferendosi alle piattaforme petrolifere al largo della costa abruzzese. «L'Adriatico è una bacinella rispetto all'oceano, se dovesse succedere quello che si è verificato nel Golfo del Messico sarebbe la fine. La natura e l'ambiente sono e devono rimanere per l'uomo», conclude, «il mare per la pesca».

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