La Facta conquista l’America e assume

L’azienda farmaceutica teramana ottiene l’ok a produrre per gli Usa e punta a superare i 100 milioni di fatturato

TERAMO. Un’isola felice in un mare in tempesta. E’ forse questa la metafora più calzante per definire la situazione della Facta Farmaceutici nel contesto del sistema produttovo teramano. L’azienda farmaceutica di Sant’Atto, che fa parte del gruppo Acs Dobfar, ha recentemente raddoppiato la propria superficie produttiva. Non ha un nome conosciuto al grande pubblico perchè è a tutti gli effetti contoterzista: produce farmaci, in particolare antibiotici, per tutti i grandi marchi. E adesso, dopo una sorta di accreditamento ottenuto dalla Food and drug administration, può produrre anche per gli Usa. Quindi da lunedì ha dovuto intensificare la produzione, ora a ciclo continuo.

E sono previste anche alcune assunzioni. Qualche unità, si affretta a precisare il direttore dello stabilimento, Alessandro Tagliaboschi. «Per il mercato americano facciamo due nuovi prodotti: uno lo stiamo commercializzando, l’altro lo faremo fra poco», spiega il direttore che precisa anche come la Facta Farmaceutici in realtà produca per il mercato mondiale, soprattutto per l’Europa (ma non l’Italia) da cui promana il 50% e oltre del fatturato ma anche Asia e America Latina. Un fatturato in decisa ascesa: nel 2012 è stato di 86 milioni (più che raddoppiato dal 2009) ma nel 2013 l’azienda punta a superare quota 100. Numeri che da soli sono in grado di influenzare le statistiche dell’economia provinciale che nel 2012 riportano un +68,7% di esportazioni in campo farmaceutico per un totale di 66 milioni di euro di valore esportato.

La Facta - oltre allo stabilimento di Sant’Atto e all’”head quarter” di Milano esistono altri due stabilimenti, a Pomezia e Anagni - peraltro non si ferma. «Abbiamo raddoppiato le superfici coperte», afferma Tagliaboschi, «soprattutto per ampliare i magazzini, e vogliamo aumentare le linee produttive, cosa che in parte abbiamo già fatto. Ma nel 2014-2015 prevediamo di aprire nuove linee di produzione, almeno una terza». E una nuova linea significa investire ben più di 8 milioni.

Tutto dipende dalle commesse: «del resto, essendo terzisti, siamo al servizio del cliente mondiale. Se qualcuno vuole fare business con noi, noi cresciamo», osserva il direttore. E i clienti, a quanto pare, non mancano. Tanto che aumentano anche i dipendenti, ora arrivati a quota 150, con gli interinali. «Negli ultimi due mesi abbiamo fatto delle assunzioni e ce ne saranno delle nuove, anche se non tantissime», precisa Tagliaboschi.

Soddisfatti i sindacati: «Ora col ciclo continuo quasi tutti i reparti lavorano 7 giorni a settimana con riposi compensativi. Si tratta di una fabbrica che ha avuto sempre un andamento positivo, utilizzando anche il lavoro interinale e poi stabilizzando i lavoratori. Noi, dal punto di vista occupazionale, riponiamo molta fiducia in questa azienda, in questi tempi di profonda crisi, visto anche che ha avuto un costante aumento di fatturato», commentano Bernardo Testa (Filctem Cgil) e Serafino Masci (Femca Cisl).

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