La neve sul Gran Sasso mette fine all’estate: imbiancato il rifugio

Intanto scoppia la polemica sugli escursionisti impreparati L’esperto: «Meno avventurieri col ticket sui soccorsi»

TERAMO. Il ciclone Elettra spegne l’estate e imbianca il Gran Sasso. In barba al calendario, ieri pomeriggio la prima spolverata di neve «fuori stagione» ha coperto le vette della catena abruzzese. I fiocchi sono caduti abbondanti, anche 20 centimetri, in alta quota come testimoniano le immagini dei Prati di Tivo e del rifugio Franchetti, oltre 2.400 metri di altitudine, scattate ieri e subito «rimbalzate» sui social network. Temperature a picco e panorami invernali sulla montagna teramana che saluta il caldo e la stagione estiva.

Ma almeno il maltempo di queste ore frenerà i turisti «all’arrembaggio» e gli escursionisti dell’ultim’ora. Qualche giorno fa il Soccorso alpino di Teramo ha tracciato un primo bilancio di quest’estate (20 interventi sui 30 totali effettuati finora) che, se non fosse stato per la pioggia e le temperature non sempre estive, sarebbe stata davvero «calda» sul fronte degli incidenti in montagna. Tanta impreparazione e imprudenza, a detta del capostazione Pino Sabbatini che, nella lista degli «analfabeti» della montagna, inserisce di diritto il turista modenese che scambia i segnali bianco-rossi del Cai per divieti d’accesso e si perde o quello rumeno che resta letteralmente appeso ai cavi d’acciaio per raggiungere il Franchetti. La domanda sorge spontanea: tutta questa leggerezza ci sarebbe ancora se il soccorso montano, compreso quello con l’elicottero, fossero a pagamento? Sulla questione interviene Paolo De Luca, maestro di sci e accompagnatore di media montagna di Pietracamela. «Le operazioni di soccorso in montagna andrebbero fatte pagare per intero al cittadino, come accade in Austria o in Slovenia o nel nord Italia, per esempio in Trentino Alto Adige o in Veneto e Val d’Aosta, dove per la chiamata si paga una sorta di ticket e non l’intero salvataggio». In Abruzzo in realtà c’è la leggere regionale 1 del 2011 a stabilire che il soccorso «non sanitario» è a pagamento ma, precisa la guida, «non si sa per quale motivo ancora non viene applicata, anche se questo non giustifica atteggiamenti imprudenti e irrazionali». Facendo comunque due calcoli, è facile capire il perché un soccorso dovrebbe essere a carico di chi lo mette in moto: «Un intervento di salvataggio», spiega De Luca, oltre a impegnare decine e decine di uomini e mezzi, è un costo per la collettività. Un minuto di volo di un elicottero medicalizzato può arrivare a costare 200 euro».

Cifre inferiori, ma di tutto rispetto, anche per i soccorsi con elicotteri non medicalizzati o a piedi. «Certo, un escursionista o alpinista ci penserebbe bene prima di avventurarsi senza la necessaria preparazione», prosegue, «e gli incidenti si dimezzerebbero. I soldi risparmiati», conclude, «potrebbero essere usati per nuove apparecchiature da destinare agli ospedali. C’è, poi, da dire, che chi va in montagna per divertirsi, in caso di incidente, oltre alla propria vita mette a rischio anche quella dei soccorritori».

Fabio Marini

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