La pensione slitta, lui non mangia

Disavventura all’ufficio postale di un invalido che vive con un’indennità di 256 euro al mese. Resta senza soldi perché il pagamento viene prorogato di 11 giorni

TERAMO. E' andato alle Poste il 1º giugno per ritirare la pensione d'invalidità di appena 256 euro. Pochi, pochissimi soldi che però gli consentono di sopravvivere. Ma non li ha trovati. E tutto per colpa del suo cognome.

Ha infatti la "sfortuna" di chiamarsi Scarpone. E all'ufficio postale di via Pannella - come in tanti altri - da questo mese hanno istituito una nuova regola: le pensioni si pagano a giorni fissi, a seconda della lettera del cognome. Se si è fortunati e la lettera è fra le prime dell'alfabeto saranno i primi giorni del mese, altrimenti si può arrivare fino al decimo giorno lavorativo.

Tutto deriva da un accordo raggiunto fra l'Inps e le Poste per cui le pensioni si possono pagare entro i primi 10 giorni lavorativi del mese. Questo per ridurre il rischio di rapine, in quanto lo scaglionamento contente di avere meno soldi in cassa. Di riflesso la novità avrà rispercussioni positive anche sulle file. Nessuno però ha pensato ad avvertire i pensionati. «Mi sono sentito dire che la mia pensione non poteva essere pagata», racconta Antonio Scarpone, «e mi sono sentito crollare il mondo addosso. Io ho bisogno di quei soldi il 1º del mese e non il nono giorno lavorativo del mese, come mi è stato detto. Anzi, per giugno, considerati i festivi, la pensione ce l'avrò l'11. Ma questo significa che fino ad allora non potrò comprare nemmeno le medicine».

Scarpone osserva che se qualcuno l'avesse avvertito avrebbe cercato di mettere da parte almeno i soldi delle medicine. L'uomo, cardiopatico e con gravi problemi di circolazione alla gambe, vive da solo nelle case popolari di via Tripoti. La casa, per fortuna, venne riscattata anni fa dai genitori. Ma con 256 euro al mese vive senza corrente elettrica e gas, ogni tanto qualcuno gli ricarica una bombola. Riesce a malapena a mangiare e a pagare il ticket per le medicine. Per lui aspettare 11 giorni significa saltare i pasti e interrompere le terapie.

«Ho bisogno dei soldi ora, non quando me li liquida l'Inps», incalza Scarpone, «sono andato anche dai carabinieri a segnalare l'accaduto, ma mi hanno detto che c'è un accordo fra le parti, per cui non possono agire. Ma io non capisco perchè tutta questa attesa solo perchè il mio cognome inizia per "S". La mia pensione è accreditata dal 1º del mese, ma non la posso ritirare. E' ingiusto: se chiedo in prestito dei soldi pago gli interessi da subito».

Scarpone ha un modo per avere i soldi dal primo giorno del mese: aprire un conto corrente alle Poste. Probabilmente lo farà, ma deve verificare se è a costo zero: non potrebbe sopportare anche la spesa di tenuta del conto. Il problema vero, però, è per questo mese: per quelli successivi ormai si sarà già organizzato con le nuove date dei pagamenti. Sono questi 11 giorni in cui non riuscirà a fare la spesa e a comprarsi le medicine.

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