la sanità pubblica

La Regione taglia i mini ospedali: schiaffo a Teramo

Ci potrà essere una sola Uccp per ogni distretto di base. Chiude quella di Sant’Egidio, congelate diverse aperture

TERAMIO. Da tre anni a questa parte le Unità complesse di cure primarie (Uccp) sono entrate nel vocabolario e nella vita dei più. Per semplificare sono state definite mini ospedali: sono strutture, affidate ai medici di base, ma non solo, che dovrebbero fungere da filtro per gli ospedali. Finora ci hanno insegnato che saranno basilari, strategiche nella sanità del futuro, il cui fulcro saranno sempre meno gli ospedali e sempre più il territorio.

Ora non è più così. L’incredibile cambio di rotta – a questo punto non si sa più verso dove – è segnalato dal presidente della Fimmg (la federazione dei medici di base) e “padre” della Uccp teramane, Ercole Core. «Le unità di cure complesse primarie che abbiamo aperto nella Asl di Teramo sono state concordate e approvate dalla Regione. Nel frattempo la Regione ha emanato un decreto di riorganizzazione di queste Uccp e delle aggregazioni funzionali territoriali (cioè aggregazioni di medici che concordano le attività che svolgono sul territorio sotto la direzione dei distretti sanitari di base, una funzione per avere linee diagnostiche terapeutiche e di prevenzione da attuare sul territorio, ndr). Adesso la Regione con una interpretazione unilaterale di un decreto vuole stabilire che ci può essere una sola Uccp per ogni distretto sanitario di base, mentre la norma nazionale non lo dice. L'effetto immediato è la chiusura della Uccp di Sant'Egidio».

La Asl di Teramo ha cinque distretti sanitari: Teramo, Montorio, Atri, Nereto e Roseto. Quindi può avere solo cinque Uccp. E in Val Vibrata, che fa capo al distretto di Nereto, ce ne sono già due: a Villa Rosa e a Sant’Egidio. Che a questo punto è fuorilegge.

Ma la decisione della Regione blocca anche la prevista apertura di altre Uccp che la Asl stava programmando, sempre in omaggio all’impulso che la medicina del territorio dovrebbe avere. «Comporterà anche la mancata apertura di ulteriori Uccp a Bisenti e ad Atri, perchè se si deve scegliere di deve aprirne una sola nel distretto di Atri si dovranno scegliere le zone più popolose, cioè Silvi o Pineto», fa notare Core, «per Roseto c’era intenzione di aprire un’Uccp anche a Giulianova: bisognerà scegliere. E’ in pericolo anche la struttura Ncp integrata h24 (un’Uccp più piccola, ndr) aperta a Mosciano. Per Teramo pensavamo a Colleparco o a San Nicolò-Sant’Atto: sarà impossibile essendoci già quella di Teramo centro».

Ercole Core, che oltre a essere presidente della Fimmg è delegato alle trattative per le Uccp che appunto vedono nei medici di famiglia il principale perno, spiega che questo provvedimento colpirà soprattutto Teramo. «In effetti la Asl di Teramo è l'unica che ha osservato la norma nazionale sui distretti sanitari di base, secondo cui devono fare riferimento a una popolazione fra le 30 e le 60mila unità. Noi ne abbiamo 5 invece la Asl di Chieti 25 e anche L’Aquila ne ha parecchie, con la storia delle aree disagiate. A loro questa interpretazione fantasiosa della Regione del decreto per le Uccp emanato recentemente non comporta effetti gravi come a Teramo. Non si capisce dove su vuole andare a parare. Nel momento in cui si fanno le riconversioni e si chiedono sacrifici agli ospedali, in particolare a quelli teramani, dicendo che si vuole investire sul territorio, nella realtà non solo si tagliano intere unità operative ospedaliere ma si smantella anche il territorio. Guarda caso tutto questo avviene soprattutto a Teramo».

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