Lps è in bilico, gli operai chiedono il fallimento

Ancarano, l’istanza per l’impresa in affitto nell’ex Mma si discute oggi in tribunale I sindacati accusano: «Tanti gli stipendi non pagati e gli impegni disattesi»

ANCARANO. Ore cruciali per la Lps Fastnercs limited di Ancarano, azienda sorta sulle ceneri della Mma. Si discute oggi, davanti al giudice delegato ai fallimenti Giovanni Cirillo l’istanza di fallimento presentata dai dipendenti dell’azienda. Il rischio è dunque che la fabbrica che ha preso in affitto il ramo d’azienda dalla Mma faccia la sua stessa fine.

La Lps, così come all’epoca la Mma, produce rivetti e minuterie metalliche. «Siamo preoccupati: la situazione è incerta», spiega Giampiero Dozzi, segretario provinciale della Fiom Cgil, «i lavoratori devono percepire diversi stipendi arretrati e ora anche tredicesima. La forbice, peraltro, si è allargata per chi sta assicurando un minimo livello di attività». Da quest’estate si fa ricorso alla cassa integrazione per i 28 lavoratori. «A settembre abbiamo presentato istanza di fallimento in tribunale», aggiunge Antonio Liberatori, segretario della Fim Cisl, «una scelta derivante dal fatto che quasi subito l’azienda ha cominciato a ritardare i pagamenti. Da quasi dieci mesi chiediamo il rientro delle competenze, ma non vengono rispettati gli accordi. L'azienda ci ha fornito autonomamente un piano rientro, ma non è stato mai rispettato». La Lps peraltro ha sede in Inghilterra, per cui tutto è più complicato. «L’azienda è in crisi perchè c'è una difficoltà ad attuare una gestione imprenditoriale», aggiunge Dozzi, «temiamo che non sia in condizione di andare avanti».

«Ritengo che non abbia le idee chiare, sotto il punto di vista imprenditoriale», conferma Liberatori, «nel confronto sul progetto industriale, l’azienda non ha mai rispettato gli impegni assunti con noi. Un'impresa che non mantiene i patti, che affidabilità può dare? Si tratta in effetti di una azienda potentissima sia per la possibilità di produzione che di mercato: avevano possibilità di rilancio ma finora non l’hanno colta». I lavoratori devono percepire più di 100mila euro di arretrati, ma se si aggiungono i Tfr la cifra sale di parecchio, fino a sfiorare i 500mila euro. A cui vanno sommati i contributi per pensioni integrative, non versati.

«Ad ottobre ci hanno chiesto di ritirare l’istanza di fallimento», aggiunge il segretario della Fim Cisl, « impegnandosi a un piano di rientro che prevedeva il pagamento di 1.500 euro prima di Natale, 1.000 a gennaio e il saldo a febbraio. Ci hanno dato invece 250 euro».

Il braccio di ferro dura ormai da tempo: l’estate scorsa ci fu una lunga serie di scioperi.

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