Martinsicuro, vietati gli amplessi rumorosiIl sessuologo Jannini: un decreto insensato

Il docente all'università dell'Aquila commenta la scelta del sindaco che, con un'ordinanza, ha vietato gli amplessi rumorosi nei condomini: "Il degrado non si combatte così: certi atteggiamenti proibizionistici favoriscono solo la criminalità"
TERAMO. «Ma i signori che dovrebbero segnalare alle forze dell'ordine il sesso rumoroso negli appartamenti vicini s'impegnano, a loro volta, a non fare sesso? E la polizia non dovrebbe forse controllare che non facciano sesso neanche loro?». È ironico e tagliente Emmanuele A. Jannini, il medico e docente che coordina il corso di laurea in sessuologia dell'università dell'Aquila, quando gli si riferisce dell'ordinanza emessa a Martinsicuro per colpire la prostituzione vietando, tra l'altro, gli amplessi rumorosi. Dietro l'ironia di Jannini, però, c'è autentica indignazione. «La prostituzione in Italia non è vietata», dice il sessuologo, «ed è assolutamente abusivo intervenire contro di essa. Questi atteggiamenti dei sindaci mi sembrano solo un modo per far parlare di sé, ovviamente senza risolvere il problema».
Jannini non ignora certo che la prostituzione, pur legale in sé, si accompagni a fenomeni di criminalità, disagio individuale e degrado sociale. La sua ricetta per eliminare queste controindicazioni, però, guarda al Nord Europa. «L'unico modo», dice, «è fare come fanno in Germania: edifici riservati alle prostitute e la loro attività controllata dallo Stato. L'atteggiamento repressivo e proibizionista che regna in Italia è insensato e controproducente, fa contenta solo la criminalità». Peraltro, secondo Jannini, «bisogna finirla con l'alibi delle prostitute vittime dei criminali. La polizia di Roma ha recentemente diffuso uno studio: delle 61 prostitute romene di strada portate in questura dopo una retata, davanti a poliziotte-psicologhe nessuna ha dichiarato di essere costretta a prostituirsi e nessuna ha detto di voler smettere. C'è sicuramente del disagio dietro la vendita del proprio corpo, ma la criminalità la favoriscono solo idiozie come quella di Martinsicuro».
Il sessuologo non ritiene che l'ordinanza del sindaco Di Salvatore nasca da un reale disagio dei cittadini. «Escludo», dice, «che la gente possa essere ossessionata dagli amplessi nelle case vicine e che la stessa prostituta crei le condizioni per un eccessivo rumore. È suo interesse l'esatto contrario. Basta con queste storie: o si fa una legge che vieta la prostituzione oppure è ingiustificabile, anzi direi ignobile, inventarsi certe ordinanze sulla pelle delle prostitute, senza peraltro offrire loro alcuna alternativa».
Jannini non ignora certo che la prostituzione, pur legale in sé, si accompagni a fenomeni di criminalità, disagio individuale e degrado sociale. La sua ricetta per eliminare queste controindicazioni, però, guarda al Nord Europa. «L'unico modo», dice, «è fare come fanno in Germania: edifici riservati alle prostitute e la loro attività controllata dallo Stato. L'atteggiamento repressivo e proibizionista che regna in Italia è insensato e controproducente, fa contenta solo la criminalità». Peraltro, secondo Jannini, «bisogna finirla con l'alibi delle prostitute vittime dei criminali. La polizia di Roma ha recentemente diffuso uno studio: delle 61 prostitute romene di strada portate in questura dopo una retata, davanti a poliziotte-psicologhe nessuna ha dichiarato di essere costretta a prostituirsi e nessuna ha detto di voler smettere. C'è sicuramente del disagio dietro la vendita del proprio corpo, ma la criminalità la favoriscono solo idiozie come quella di Martinsicuro».
Il sessuologo non ritiene che l'ordinanza del sindaco Di Salvatore nasca da un reale disagio dei cittadini. «Escludo», dice, «che la gente possa essere ossessionata dagli amplessi nelle case vicine e che la stessa prostituta crei le condizioni per un eccessivo rumore. È suo interesse l'esatto contrario. Basta con queste storie: o si fa una legge che vieta la prostituzione oppure è ingiustificabile, anzi direi ignobile, inventarsi certe ordinanze sulla pelle delle prostitute, senza peraltro offrire loro alcuna alternativa».
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