GIULIANOVA

Mega multe a 22 stabilimenti balneari 

Nel 2019 avrebbero occupato abusivamente spazi demaniali. Il sindacato: «Ci sono tutti gli estremi per fare ricorso»

GIULIANOVA. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Teramo, Roberto Veneziano, ha emesso 22 decreti penali di condanna nei confronti di altrettanti concessionari di stabilimenti balneari giuliesi. Il provvedimento è stato assunto su richiesta del pubblico ministero e dopo le denunce trasmesse dalla polizia municipale e ufficio tecnico del comune di Giulianova.

I fatti risalgono al 2019 quando i tecnici municipali, su delega dell’Agenzia del Demanio, hanno eseguito un doppio controllo a tappeto (marzo e agosto) su tutte le concessioni presenti sul litorale giuliese. Il reato contestato riguarda, si legge, “l’occupazione arbitraria di uno spazio del demanio marittimo con apposizione sullo stesso di ombrelloni e sdraio”. La condanna prevista è quella di tre mesi di arresto (pena base) con conversione della pena stessa, sospesa, in 3.375 euro di ammenda. Le prime raccomandate sono pervenute agli interessati nella giornata di sabato e subito si sono messe in moto tantissime telefonate e incontri per stabilire il da farsi. Qualcuno, per non subire ulteriori fastidi, ha deciso il pagamento immediato dell’ammenda. Altri hanno consegnato il carteggio al proprio legale con indicazione di resistere anche sulla base di alcune anomalie che sarebbero state riscontrate all’interno del procedimento messo in atto dagli uffici comunali. In ogni caso la circostanza rappresenta un fatto anomalo per Giulianova che, nella sua storia di stazione balneare, non aveva mai registrato una valanga di ammende come quella piovuta nei giorni scorsi che giunge, tra l’altro, in un momento di diffusa difficoltà per tutti a causa dell’emergenza sanitaria.

Si schiera dalla parte dei concessionari il Sindacato italiano balneari (Sib) che, attraverso il presidente provinciale Domizio Scilli, afferma: «Dal dispositivo del giudice non si evince il sistema adottato dal personale del Comune, cioé come si è proceduto per l’accertamento del reato. Una circostanza è sicuramente contestabile: la verifica cui fa riferimento il provvedimento giudiziario non è avvenuta in presenza del titolare e il reato non è stato notificato prima dell’invio alla Procura. Non conosco quale profondità dell’arenile è stata calcolata e se gli accertatori del Comune hanno tenuto conto della marea. Abbiamo i documenti ufficiali che parlano di due sopralluoghi distinti: uno avvenuto a marzo del 2019 e l’altro nel mese di agosto dello stesso anno. A mio avviso ci sono tutti gli elementi per mettere in piedi un ricorso con buone probabilità di successo».