Melania, corteo per chiedere giustizia

A un anno dall'omicidio di Civitella, centinaia di persone a Somma Vesuviana per ricordare la giovane madre uccisa con 35 coltellate. Le lacrime della mamma: "Vogliamo il colpevole"

SOMMA VESUVIANA. Parlano le lacrime di mamma Vittoria. In una sera di fiaccole e palloncini è lei che apre il corteo per non dimenticare, è lei che senza mai dire il nome del genero imputato chiede a lui la verità: «Se mi vede deve sapere che io la voglio, è il momento di parlare».

Il primo anniversario della morte di Melania Rea, uccisa con 35 coltellate nel bosco di Ripe di Civitella, scorre per i vicoli stretti di Somma Vesuviana tra centinaia di persone arrivate da ogni angolo della regione e anche da fuori. Ci sono anche gli amici di Folignano, il paese alle porte di Ascoli in cui Melania abitava con il marito e la figlioletta. E' un corteo per non dimenticare e per chiedere giustizia. Il sorriso della giovane mamma è su tutte le magliette, sulle gigantografie appese sui muri: riscalda il cuore in una fredda serata di primavera.

Ma non c'è solo Melania. Somma Vesuviana non vuole dimenticare le altre donne uccise. E così ad aprire la fiaccolata ci sono i bambini con addosso cuoricini rossi sui quali si leggono i nomi di Chiara Poggi, Sara Scazzi, Yara Gambirasio, Elisa Claps, Simonetta Cesaroni, Lucia Manca. Parla Michele, il fratello di Melania. «Noi non vogliamo un colpevole ma vogliamo il colpevole, dice, «la figlia di mia sorella deve sapere che noi abbiamo fatto l'impossibile per sapere la verità sulla morte della sua mamma. Oggi per noi è stato un giorno difficile. Un giorno in cui abbiamo ancora una volta ricordato tutto quanto accaduto un anno fa: la telefonata in cui ci dicevano che Melania era scomparsa, le ricerche, fino ad arrivare all'atroce scoperta che ci ha cambiato la vita. Un giorno difficile e solo purtroppo l'inizio di un periodo che sarà anche più difficile in cui dovremo dire a mia nipote quello che è successo». Un periodo al termine del quale Michele ancora spera, un giorno, di sapere che Salvatore Parolisi, il marito di Melania unico imputato del delitto, non è l'assassino: «Ci spero, ci speriamo anche se devo aggiungere un però, perché ci sono troppe cose che non tornano». Parla poco papà Gennaro che abbraccia mamma Vittoria alla testa del corteo: «Ora noi dobbiamo solo aspettare la giustizia».

E in chiesa, durante la messa, il vescovo di Nola monsignor Beniamino De Palma è stato chiaro: «In questo anno, un tempo lungo, non ci siamo fatti travolgere dall'odio e dalla vendetta».

A Somma Vesuviana nessuno chiede vendetta. Solo giustizia per Melania e le altre vite spezzate. Anche per questo è nata l'associazione onlus Melania Rea: per dire no alla violenza sulle donne, sì ai diritti sui minori, no agli assassini liberi e sì alla certezza della pena. Soprattutto per conoscere la verità. Quella processuale arriverà tra qualche mese, al termine del rito abbreviato in corso davanti al giudice del tribunale di Teramo.

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