Melania, la famiglia Rea consegnaai pm l'album fotografico di Parolisi

La mamma di Melania scoppia in lacrime dopo quattro ore di testimonianza e la consegna di un album fotografico di Parolisi in cui ci sarebbe un'immagine in cui due militari simulano per scherzo un'aggressione con il pugnale. Le foto dell'album, peraltro, potrebbero aiutare gli inquirenti a completare l'inventario degli abiti del caporale
TERAMO. «Sono stanca», e poi lacrime liberatorie. Vittoria Garofalo, la madre di Melania Rea, è uscita molto provata dalle oltre quattro ore di colloquio con i pm Davide Rosati e Greta Aloisi, che indagano sull'omicidio della figlia. E, da quel poco che filtra dagli ambienti investigativi, è stato un colloquio da cui sarebbero venuti fuori «elementi interessanti». A margine dell'audizione di mamma Vittoria, c'è stato anche qualcos'altro: i familiari di Melania Rea, accompagnati dal loro avvocato Mauro Gionni, hanno portato agli inquirenti del materiale.
LE FOTO. Lo zio di Melania, Gennaro Rea, è stato visto entrare in Procura con una borsa porta-abiti che appariva gonfia. I Rea e il loro avvocato hanno poi negato di aver portato ai pm dei vestiti. Premesso che potrebbe essere una bugia strategica, voci ufficiose parlavano di fotografie. E allora, forse, in quella borsa c'era l'album di famiglia di cui Gennaro Rea ha parlato in un'intervista al Centro qualche settimana fa. Un album interessante perché vi figurano diverse foto di Salvatore Parolisi - il marito di Melania in carcere dal 20 luglio scorso con l'accusa di averla uccisa - e tra queste ci sono anche immagini della vita militare del caporal maggiore. In particolare, ci sarebbe un'immagine che ritrae due militari che simulano per scherzo un'aggressione con il pugnale.
Le foto dell'album, peraltro, potrebbero aiutare gli inquirenti a completare l'inventario degli abiti di Parolisi. La convinzione della Procura, infatti, è che il caporal maggiore abbia fatto sparire i vestiti che indossava quando, il 18 aprile scorso, è uscito di casa insieme alla moglie e alla figlia. Se si accertasse che dal suo guardaroba è sparito qualcosa a ridosso di quella data, sarebbe un altro indizio a carico dell'indagato.
L'ULTIMA CHIAMATA. Mamma Vittoria ha raccontato ai pm l'ultima telefonata alla figlia, quella delle 13.36 del 18 aprile in cui Melania le dice: «Stiamo per andare a fare una passeggiata a Colle San Marco», ed ha riferito le abitudini di Melania riguardo alle borse, visto che secondo Salvatore la donna quel giorno sarebbe uscita senza borsa. La donna ha poi ripercorso le vicende del matrimonio tra Melania e Salvatore, molto meno idilliaco di come parenti e amici l'avevano dipinto subito dopo il delitto. Tutte cose già risapute? Sì, e lo ha detto anche il papà di Melania parlando al posto della moglie in lacrime. Ma la Procura di Teramo ha ereditato, tre mesi e mezzo dopo il delitto, un'inchiesta fatta da altri e basata solo su indizi. È inevitabile che torni sulle piste già seguite dalla Procura di Ascoli per consolidare questo quadro indiziario in vista di un processo che - salvo colpi di scena - si annuncia difficile e dall'esito tutt'altro che scontato. Le audizioni delle persone informate sui fatti ritenute strategiche, non a caso, proseguiranno.
IL COMPLEANNO. Prima che mamma Vittoria uscisse si erano presentati a telecamere e taccuini Michele Rea, il fratello di Melania, e l'avvocato Gionni. Michele ha detto che domenica prossima la figlia di Melania e Salvatore compirà due anni e a casa Rea ci sarà una festicciola alla quale sono stati invitati anche i Parolisi. Il giovane, stuzzicato sul cognato, ha detto: «Da quello che ha detto e fatto, da lui mi posso aspettare di tutto. Che cosa gli direi? Di dire le cose come stanno veramente. Se sa chi è stato, o se è stato lui». Michele ha poi detto che la famiglia Rea ieri non sarebbe andata a Ripe, il luogo in cui Melania è stata uccisa: «Non oggi, già così è una giornata difficile». Quanto all'avvocato Gionni, ha così rintuzzato i cronisti che esprimevano perplessità sull'inchiesta: «Le indagini vanno avanti, non sono a un punto morto. Peraltro mancano le risposte dei Ris e noi non conosciamo tutti gli atti. Un giudizio si dovrà dare solo quando saranno chiuse».
LE FOTO. Lo zio di Melania, Gennaro Rea, è stato visto entrare in Procura con una borsa porta-abiti che appariva gonfia. I Rea e il loro avvocato hanno poi negato di aver portato ai pm dei vestiti. Premesso che potrebbe essere una bugia strategica, voci ufficiose parlavano di fotografie. E allora, forse, in quella borsa c'era l'album di famiglia di cui Gennaro Rea ha parlato in un'intervista al Centro qualche settimana fa. Un album interessante perché vi figurano diverse foto di Salvatore Parolisi - il marito di Melania in carcere dal 20 luglio scorso con l'accusa di averla uccisa - e tra queste ci sono anche immagini della vita militare del caporal maggiore. In particolare, ci sarebbe un'immagine che ritrae due militari che simulano per scherzo un'aggressione con il pugnale.
Le foto dell'album, peraltro, potrebbero aiutare gli inquirenti a completare l'inventario degli abiti di Parolisi. La convinzione della Procura, infatti, è che il caporal maggiore abbia fatto sparire i vestiti che indossava quando, il 18 aprile scorso, è uscito di casa insieme alla moglie e alla figlia. Se si accertasse che dal suo guardaroba è sparito qualcosa a ridosso di quella data, sarebbe un altro indizio a carico dell'indagato.
L'ULTIMA CHIAMATA. Mamma Vittoria ha raccontato ai pm l'ultima telefonata alla figlia, quella delle 13.36 del 18 aprile in cui Melania le dice: «Stiamo per andare a fare una passeggiata a Colle San Marco», ed ha riferito le abitudini di Melania riguardo alle borse, visto che secondo Salvatore la donna quel giorno sarebbe uscita senza borsa. La donna ha poi ripercorso le vicende del matrimonio tra Melania e Salvatore, molto meno idilliaco di come parenti e amici l'avevano dipinto subito dopo il delitto. Tutte cose già risapute? Sì, e lo ha detto anche il papà di Melania parlando al posto della moglie in lacrime. Ma la Procura di Teramo ha ereditato, tre mesi e mezzo dopo il delitto, un'inchiesta fatta da altri e basata solo su indizi. È inevitabile che torni sulle piste già seguite dalla Procura di Ascoli per consolidare questo quadro indiziario in vista di un processo che - salvo colpi di scena - si annuncia difficile e dall'esito tutt'altro che scontato. Le audizioni delle persone informate sui fatti ritenute strategiche, non a caso, proseguiranno.
IL COMPLEANNO. Prima che mamma Vittoria uscisse si erano presentati a telecamere e taccuini Michele Rea, il fratello di Melania, e l'avvocato Gionni. Michele ha detto che domenica prossima la figlia di Melania e Salvatore compirà due anni e a casa Rea ci sarà una festicciola alla quale sono stati invitati anche i Parolisi. Il giovane, stuzzicato sul cognato, ha detto: «Da quello che ha detto e fatto, da lui mi posso aspettare di tutto. Che cosa gli direi? Di dire le cose come stanno veramente. Se sa chi è stato, o se è stato lui». Michele ha poi detto che la famiglia Rea ieri non sarebbe andata a Ripe, il luogo in cui Melania è stata uccisa: «Non oggi, già così è una giornata difficile». Quanto all'avvocato Gionni, ha così rintuzzato i cronisti che esprimevano perplessità sull'inchiesta: «Le indagini vanno avanti, non sono a un punto morto. Peraltro mancano le risposte dei Ris e noi non conosciamo tutti gli atti. Un giudizio si dovrà dare solo quando saranno chiuse».
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