Melania, la procura accelera l'inchiesta

15 Ottobre 2011

I pm: "C'è ancora tanto lavoro da fare, ma chiuderemo entro il 19 gennaio"

TERAMO. «C'è ancora tanto da fare, ma il nostro obiettivo è chiudere l'inchiesta entro il termine dei sei mesi dal provvedimento di custodia cautelare». Il pubblico ministero Davide Rosati, il giorno dopo la lunga audizione della madre di Melania Rea, fa così il punto sull'inchiesta che sta appassionando l'opinione pubblica: quella sul delitto avvenuto il 18 aprile nel bosco delle Casermette a Civitella.

Il fatto che l'inchiesta, pur nella sua complessità, potrebbe chiudersi entro il 19 gennaio dimostra che gli inquirenti hanno le idee chiare. Per loro non ci sono dubbi: il colpevole è Salvatore Parolisi, il caporal maggiore dell'esercito in carcere dal 19 luglio con l'accusa di aver massacrato la moglie Melania con 35 coltellate. «Tutto converge e, d'altro canto, nulla emerge su eventuali altre piste», si limita a dire Rosati. Che non si sbottona quando gli si chiede se la Procura punti a contestare a Parolisi la premeditazione. Il vero problema, per gli inquirenti, ora è puntellare il quadro indiziario - perché di indizi si tratta, e la prova regina continua a non esserci - in modo che regga nell'udienza preliminare e nell'eventuale processo davanti alla Corte d'assise. Ma ancor prima, il 25 gennaio, ci sarà da affrontare il passaggio in Cassazione per il ricorso presentato dai legali di Parolisi contro la carcerazione del loro assistito.

Il pm conferma che il colloquio con la madre della vittima è stato «interessante», non conferma né smentisce che la Procura giovedì abbia acquisito delle fotografie dell'album di famiglia dei Rea che ritraggono Parolisi e, sulle cose che restano da fare, butta giù un rapido elenco: «Chiarire la questione dei cani (ovvero i cani molecolari che fiutarono Melania a Colle San Marco, ndr), le radiofrequenze (ovvero valutare la consulenza tecnica sui cellulari affidata a due esperti, ndr), completare gli accertamenti sulle borse (di Melania, ndr) e i vestiti (di Parolisi, ndr)». Senza parlare delle risposte scientifiche su una lunga serie di reperti attese da tempo dai Ris e senza parlare dell'audizione di Ludovica P., la soldatessa che è stata l'amante di Parolisi per due anni e che sarà ascoltata a giorni.

Rosati, stuzzicato su eventuali lacune dell'inchiesta condotta per tre mesi dalla Procura di Ascoli, replica: «Non ho niente da rimproverare ai colleghi ascolani, che hanno lavorato sotto una pressione fortissima. Noi abbiamo meno pressione di loro, avendo alle spalle due ordinanze di custodia e la conferma del Riesame, e così possiamo fare le cose più con calma». (d.v.)

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