Mobilità in ritardo, costretta a lavorare in nero per vivere

La storia di un’operaia con un figlio che aspetta l’indennità da febbraio In provincia sono 2.140 i lavoratori in attesa e all’Inps c’è un solo impiegato

TERAMO. Costretta a lavorare in nero per sopravvivere, a causa della burocrazia. E in fondo – ma neanche poi tanto – a causa dei ritardi del governo.

E’ la storia di Z.M.C. ma potrebbe essere quella di uno dei 2.140 lavoratori che in provincia di Teramo attendono il pagamento dell’indennità di mobilità in deroga dallo scorso gennaio. La donna è stata messa in mobilità dall’azienda in cui lavorava agli inizi di febbraio, ed è rimasta senza lavoro fino agli ultimi giorni di agosto, quando è stata riassunta. Per sei mesi ha vissuto senza percepire un euro. «Ho un figlio di 14 anni e sono in affitto», racconta l’operaia, «ho una marea di bollette da pagare, mi arrivano continui solleciti e sono indietro di due mesi con l’affitto: ho parlato con il proprietario di casa che ringraziando Dio ha capito la situazione e non ha buttato me e mio figlio fuori. Non mi vergogno a dirlo: per sopravvivere sono andata anche a lavorare in nero, facendo la cameriera nei fine settimana».

Il 13 agosto la buona notizia: la Regione con delibera ha dato il via ai pagamenti. Ma subito dopo la delusione. «Sono oltre il numero 1.700 in graduatoria e c’è un solo impiegato all’Inps per liquidare tutte le pratiche per tutta questa gente», racconta la donna, «sono andata più volte a sollecitare i pagamenti, ma non c’è nulla da fare, passerà altro tempo».

Il problema riguarda Z.M.C., tutti gli altri 2.140 in mobilità in deroga, ma anche le altre migliaia di lavoratori in attesa del pagamento di un altro ammortizzatore sociale, la cassa integrazione in deroga.

«I ritardi nei pagamenti sono dovuti dallo sblocco tardivo dei finanziamenti», spiega Giampiero Daniele della Femca Cisl, «ottenuto dal governo nazionale dopo una manifestazione a Roma a fine luglio. La Regione si è messa subito in moto, ma si consideri che ogni pratica che l’Inps deve gestire va autorizzata dalla Regione. In sostanza i lavoratori pagano il blocco delle risorse. E’ ovvio che le istituzioni che sono sul territorio davanti a 9 mesi di ritardo nel flusso di denaro destinato a questo tipo di ammortizzatori sociali non possono fare miracoli. Certamente la situazione migliorebbe se l’Inps riuscisse a spostare nel settore che si occupa di queste pratiche qualche altra unità: avanzeremo la richiesta. Ma indubbiamente se i pagamenti si fossero potuti gestire mese per mese non ci sarebbero stati questi intoppi».

«Indubbiamente si tratta di numeri importanti, visto che la deroga si usa soprattutto per le piccole aziende, che poi sono quelle che costituiscono il tessuto produttivo teramano», osserva Emanuela Loretone della Filctem Cgil, «solo adesso si stanno affrontando i pagamenti da gennaio 2014. E’ ovvio che i lavoratori, fiaccati da un’attesa così lunga e da tutti i disagi a questa collegati, attendano con ansia i pagamenti».

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