Montorio, la magia del presepe in memoria della figlia: «Così siamo ancora insieme»

L’opera di una mamma di 83 anni sfollata dopo il sisma: «Lo facevamo sempre e così sarà fin quando avrò vita»
MONTORIO. Un grande e colorato presepe tra le casette di legno degli sfollati del terremoto per condividere il Natale, l’ennesimo lontano dalle proprie abitazioni, in ricordo dell’amata figlia Rita Curini scomparsa a 54 anni per una malattia. Nell’allestirlo, da sola e curando ogni minimo dettaglio, la 83enne montoriese Maria Di Francesco ha voluto rinnovare una tradizione e passione comune come quella del presepe che viveva in ogni Natale insieme alla figlia. E con la generosità di condividerla con la grande famiglia degli sfollati del villaggio dei moduli abitativi provvisori di via Piane che da troppi anni vivono le festività lontani dalle proprie case e con la nostalgia di tornarci al più presto.
Lo spirito natalizio che ha trasformato il dolore in resilienza: Maria ha progettato il presepe da ottobre e l'ha posizionato nello spazio antistante il modulo abitativo, un’oasi di colore e allegria, ma anche di preghiera e riflessione. Un luogo scelto appositamente per renderlo un’opera corale dove non solo gli abitanti del villaggio si fermano, ma che viene visitato da tantissime persone del paese ricordando Rita e abbracciando Maria. «Questo è il presepe in memoria di Rita ed è di tutta la nostra piccola comunità», dice con gli occhi lucidi mentre sistema una statuina che è caduta tra il muschio verde che profuma di bosco, «una delle tante statuine dell’amata figlia mia che conservo gelosamente e con i suoi ninnoli che ho esposto qui fuori e in casa per vivere il Natale ancora insieme»come tiene a precisare.
Il presepe non è mai mancato nella sua casa in centro storico e a esserne artefice era proprio Rita che ne era appassionata come la madre. Quella casa che dal 2016 è inagibile a causa dei danni del terremoto e che ha portato Maria nel 2018 a trasferirsi nel modulo abitativo provvisorio. Lei che ha sempre vissuto in centro dove ha gestito per decenni una storica latteria nella "strada di sotto", punto di riferimento di quella Montorio che brulicava di residenti nella parte più antica, il Colle, con le caratteristiche vie conosciute in dialetto come “le ruette” dove si propagavano gli odori della cucina ed era piena di piccoli negozi, le colonne portanti dell’economia locale. Il centro storico maggiormente colpito dal terremoto, oggi, finalmente, in ricostruzione, che si era svuotato di residenti e attività, ma che sta rinascendo. E la rappresentazione sacra ripropone le case arroccate del Colle, la quotidianità di quando il sisma era qualcosa di lontano «e il tempo era scandito dai rintocchi dell’orologio di San Rocco in piazza» come ricorda Maria che prosegue: «Montorio centro era il cuore pulsante e io a Natale amavo addobbare tutta la “ruetta” con ninnoli e lucette. C’era vita, movimento, eravamo una comunità. Ora siamo in periferia, in tanti ci siamo fatti anziani qui e, aspettando di tornare a casa, facciamo gruppo con qualche partita a carte, cucinando insieme i bocconotti montoriesi, cercando di non sentirci soli». Uno sguardo al presepe, tra le mani una casetta di cartone, mentre il suo cagnolino scondinzola. «Le casette le ho fatte io con le scatole dei biscotti ed è per me un passatempo», confida mentre un velo di tristezza e nostalgia scende sul suo viso,«in questo presepe c’è materiale di recupero, tanto lavoro, ma soprattutto c’è tutto l’amore di una mamma per sua figlia. Ogni singolo angolo l'ho curato con dedizione e immaginando Rita vicino a me nella nostra casa, ripercorrendo i tempi felici. Un presepe dei ricordi, ma anche di speranza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

