Castellalto

Notte di sesso nel night club pagata con la banconota falsa

Il racconto di un cliente nel processo al titolare del Freeway2 di Casemolino e ai suoi collaboratori «Nudo nel privè con la ragazza, sono stato bloccato dal gestore che ha chiamato i carabinieri»

TERAMO. E’ una notte di sesso nel night pagata con delle banconote false e finita dai carabinieri quella che il giovane cliente racconta nell’aula di tribunale in cui si processa il gestore del locale Freeway2 di Casemolino (Castellalto). «Perchè io non sapevo che quei cinquanta euro fossero falsi», dice, «e quando il gestore del locale è entrato nel privè io e la ragazza eravamo nudi, stavamo per avere un rapporto. Ma tutto è saltato perchè il gestore mi ha bloccato».

Sfilano i clienti e sfilano le ragazze, raccontano il confine tra il lecito e l’illecito dei night club, le zone d’ombra di un mondo sempre in perenne equilibrio su un filo sottilissimo. Perchè se le tre giovani donne citate dalla difesa raccontano che «facevamo solo le ballerine di lap dance perchè nel locale non si faceva sesso e nei privè ci si appartava solo per fare spettacoli più intimi», il cliente parla «di sesso nel camerino con le ragazze pagando 50 euro. Si poteva fare pagando alla cassa oltre al costo della consumazione. Poi si andava nel privè e si stava con la ragazza. Io facevo così. La sera in cui è scoppiato il caso della banconota falsa io e la ragazza eravamo nudi. Poi è arrivato il gestore che mi ha detto che i soldi erano falsi e che avrebbe chiamato i carabinieri. Io, in quel momento, ho pensato che non l’avrebbe fatto visto quello che accadeva nel locale. Ma poi ho trascorso il resto della serata nella caserma dei carabinieri a spiegare il perchè di quella banconota falsa che evidentemente mi era stata rifilata dopo aver fatto la spesa». A processo davanti al tribunale in composizione collegiale ci sono Camillo Fratini, il 58enne teramano proprietario del night Freeway2, il figlio Fabrizio e la sua fidanzata Francesca Amici. Tutti e tre sono imputati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione (sono assistiti dagli avvocati Marco Sgattoni e Giacinta Cingoli). Secondo l’accusa il proprietario del locale avrebbe costretto 15 ragazze, assunte come ballerine di sala, ad intrattenere i clienti nelle stanze private con rapporti sessuali che costavano circa 50 euro. Ad avvalorare questa tesi, secondo i carabinieri di Giulianova che hanno eseguito le indagini (coordinati dal capitano Domenico Calore), non solo tante testimonianze ma anche il ritrovamento di molte confezioni di profilattici integri scoperti nei vestiti del proprietario ma, soprattutto, di alcuni altri già utilizzati e gettati nei cestini delle stanze. Una delle ragazze si è costituita parte civile sostenendo di essere stata costretta a prostituirsi.(d.p.)

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