Omicidio Goffo, condannato un poliziotto di Teramo

Sedici anni di carcere Alvaro Binni, il tecnico della polizia ora in servizio a Teramo accusato di aver ucciso Rossella Goffo, la funzionaria di prefettura scomparsa ad Ancona il 4 maggio del 2010 e ritrovata il 5 gennaio 2011, ormai ridotta a uno scheletro
TERAMO. Il gup del tribunale di Ascoli Rita De Angelis ha condannato a 16 anni di carcere Alvaro Binni, il tecnico della polizia ora in servizio a Teramo accusato di aver ucciso Rossella Goffo, la funzionaria di Prefettura scomparsa ad Ancona il 4 maggio del 2010 e ritrovata il 5 gennaio 2011, ormai ridotta a uno scheletro, sotto uno strato di terra a Colle San Marco, vicino ad Ascoli Piceno. Il processo si è svolto con rito abbreviato, il che ha comportato uno sconto di pena. Il pm aveva chiesto una condanna a 30 anni.
Binni era imputato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla minorata difesa della vittima, e di occultamento di cadavere. Il giudice ha rimosso l’aggravante della minorata difesa, perchè non si è arrivati a una certezza sulle modalità della morte, mentre ha considerato le attenuanti equivalenti all’aggravante dei futili motivi, e la pena, con il rito abbreviato, si è ridotta di un terzo. Per i difensori di Binni, gli avvocati Sabatino Ciprietti e Pasquale Bartolo, è comunque una sentenza «che va appellata, ancor prima di aver letto le motivazioni».
Il vedovo della Goffo, Roberto Girardi, che era presente insieme ai due figli, ha commentato: «Ci interessava che fosse individuato un colpevole e che venisse emessa una sentenza. Sull’entità della pena non entriamo nel merito». E comunque, «non è una vittoria per nessuno». Per il procuratore Michele Renzo, l’impianto accusatorio ha retto ed è stato «pienamente confortato dal giudice», che ha ritenuto di introdurre le attenuanti generiche. Binni, che aveva una relazione con la vittima, secondo l’accusa non riusciva più a sottrarsi alle richieste della donna, intenzionata ad andare a vivere con lui. In passato il poliziotto l’aveva anche denunciata per stalking. Delle attenzioni morbose di Rossella era al corrente anche la moglie dell’imputato, che per questo ha sempre sostenuto di non avere un movente per uccidere.
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