Perilli: «Quest’anno già oltre 200 chiamate»

Il presidente regionale del Soccorso alpino: «Servono preparazione e informazioni per ridurre i rischi»
TERAMO. «Abbigliamento adeguato, informazioni, formazione e prudenza». Sono queste le parole chiave per un corretto approccio alla montagna sottolineate da Daniele Perilli, presidente del Soccorso alpino regionale. L’allarme scattato per Giorgio Lanciotti, l’escursionista 35enne di cui sono perse le tracce sabato sul Gran Sasso, ripropone per l’ennesima volta il tema della sicurezza per chi affronta percorsi in quota. «Quest’anno abbiamo già fatto più di 200 interventi in montagna», esordisce Perilli, ricordando che nel giro di un mese, tra agosto e settembre, ci sono stati sette incidenti mortali.
«Lo dico sempre e in ogni circostanza», ripete, «andare in montagna è pericoloso: c’è un margine di rischio che però si può abbassare con adeguata preparazione e informazioni corrette». A incappare in errori e situazioni di pericolo sono anche alpinisti ed escursionisti esperti. «Si tratta comunque del cinque per cento dei casi», precisa il presidente, «il restante 95 per cento sono persone con scarsa o nulla esperienza: c’è tanta improvvisazione e approssimazione».
La prudenza, dunque, è il primo deterrente per evitare incidenti e rischi. «Ormai siamo nella stagione autunnale, le giornate si accorciano e con le prime nevicate, anche leggere, si forma uno strato sottile di ghiaccio sulle pietre», fa rilevare Perilli, «se non si fa attenzione e non si riesce a vederlo, si scivola e le conseguenze rischiano di essere tragiche». Molta attenzione va posta, sempre secondo il presidente del Soccorso alpino regionale, all’abbigliamento che deve essere adeguato soprattutto quando si sale ad alta quota. «Vanno controllate le previsioni meteo», ribadisce, «e bisogna capire se si è davvero in grado di fare quella cosa». Perilli richiama anche le difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso. «Andare in salita è meno rischioso», puntualizza, «i pericoli aumentano in discesa perché una scivolata può avere esiti imprevedibili». Senza le necessarie precauzioni insomma «è meglio stare a casa», conclude il presidente, «anche perché sono anche i soccorritori a rischiare». (g.d.m.)