TERAMO

Porta rubata al Bataclan, in 7 vanno a processo per ricettazione 

La decisione dei giudici francesi dopo il passaggio dell’inchiesta dalla Procura distrettuale: sotto accusa l’imprenditore di Tortoreto, nella cui casa venne ritrovata l’opera, e sei magrebini 

TERAMO. Le autorità francesi hanno deciso: in sette vanno a processo per il furto della porta del Bataclan con l’opera di Banksy, quella ritrovata in un casolare di Sant’Omero e poi tornata in Francia in attesa di essere ricollocata nel teatro dove “La ragazza triste” ricorderà per sempre le vittime dell’attentato terroristico a Parigi. L’accusa per tutti è quella di ricettazione aggravata. Davanti al tribunale in composizione collegiale saranno giudicati sei cittadini magrebini e l’imprenditore di Tortoreto nel cui casolare venne scoperta la porta.
L’inchiesta, passata dalla Procura distrettuale dell’Aquila alle autorità di Parigi, continua a dettare la cronaca con quello che è un nuovo passaggio previsto nell’ ordinamento francese. La chiusura delle indagini viene fatta dal giudice istruttore che chiede il parere (non vincolante) del pm. Successivamente, una volta ottenuto il parere, decide se prosciogliere, mandare a giudizio, stralciare o confermare le ipotesi di reato per gli indagati. In questo caso il giudice istruttore ha scelto di confermare le ipotesi di reato per gli indagati e portarli a processo la cui data di inizio sarà comunicata nei prossimi giorni.

Tra gli imputati, dunque, c’è anche l’imprenditore italo-francese di Tortoreto (assistito avvocato Luca Di Edoardo) accusato sin dall’inizio di ricettazione: si tratta del proprietario del casolare di Sant’ Omero in cui nel giugno del 2020 venne ritrovata l’opera realizzata in memoria delle vittime dell’attentato terroristico del 2015.
Il passaggio dell’inchiesta in Francia, maturato nell’ambito di quelle che sono le linee guida introdotte e applicate ormai da anni con il nuovo diritto europeo, è stato all’epoca condiviso dai magistrati in considerazione, soprattutto, del fatto che sia il reato del furto sia quello della ricettazione sono stati entrambi consumati in territorio francese e quindi, da un punto di vista giuridico, di competenza di quella autorità giudiziaria che nel luglio del 2020 (un mese dopo il ritrovamento della porta a Sant’Omero) ha arrestato nell’Alta Savoia i sei cittadini magrebini accusati di furto, associazione per delinquere e ricettazione della porta del Bataclan.

A marzo dell’anno scorso l’imprenditore di Tortoreto è stato sentito dalle autorità francesi in un lungo interrogatorio che si è svolto in videoconferenza e ha ribadito quanto già detto in precedenza ai carabinieri: non sapeva che quel pannello di ferro fosse la porta rubata al Bataclan e avrebbe fatto solo una cortesia al magrebino conosciuto dopo che in alcune occasioni aveva dormito nella sua struttura e che anche altre volte gli avrebbe lasciato in custodia oggetti destinati alla sua casa parigina.

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